
Il primo vino che ho bevuto nella Magnifica Terra aveva un nome impegnativo: Banditone. Era una sera di un anno fa, durante la settimana Santa, la mia prima sera a San Quirico. L’ho sorseggiato con tanta curiosità. Conoscevo poco del vino di questa terra, non avevo ancora scoperto i suoi profumi e i suoi sapori. L’ho scelto forse per il nome o per la storia che immaginavo dietro a un giovane bandito che si nascondeva nelle sue valli.
Oggi so che cosa è il Banditone. Perché in compagnia di Elena e Paolo, gli eroi della Cantina Campotondo che lo producono, ho percorso la strada nelle vigne, esposta a un sole e a un venticello primaverile, tra Campiglia d’Orcia e le Briccole.
I loro occhi osservano l’orizzonte del vigneto ad alberello e ricordano di quando Paolo ha cambiato vita per dedicarsi alle sue terre. Elena era piccola e i suoi primi ricordi sono quelli di un padre che cura i suoi alberelli come se fossero parte della famiglia. Gli alberelli bassi sono lì a sottrarsi al vento che sale ogni pomeriggio, le mani sapienti di Paolo curano ogni dettaglio di questo rosso che prima ancora di conoscere gli autori mi aveva affascinato.
Facce e profili di vigne, storie individuali che diventano la nostra storia, quella che viviamo, quella che narriamo a nostra volta. Io e Antonio, ogni settimana, su questo Remocontro che guarda il mondo e si lascia sorprendere dai nostri racconti così strettamente territoriali e nel contempo internazionali. D’altra parte la Valdorcia è il centro del mondo, e nei giorni scorsi mi sono messa in macchina da San Quirico d’Orcia Monticchiello e a ogni curva pensavo: bello lavorare qui, bello voltare e cogliere la meraviglia dietro ogni angolo. Ogni strada che percorro in questa Magnifica Terra ha storie da raccontare, emozioni da trasmettere e bellezza per lo sguardo.
La strada che porta a Monticchiello è tortuosa dolcemente e punteggiata da cipressi. Per arrivare nella Cantina Capitoni occorre svoltare a sinistra prima di entrare nel borgo di Monticchiello. Si scende nella valle e si risale verso Pienza. Poesia, prima ancora di assaggiare il primo sorso di rosso.
Su una terrazza naturale sulla valle ho conosciuto Marco, anche lui innamorato di questa terra. Qui è nato, qui è cresciuto, ha visto mutare l’economia della Valdorcia, ha preso in mano la terra della famiglia e ne ha tratto un vino eccezionale. Con attenzione e passione, altrimenti viene male. Le cose industriali le lasciamo ad altri, noi amiamo le cose che facciamo e facciamo le cose che amiamo.
La prima cosa che Marco ti trasmette è l’amore per il suo lavoro. Lo si percepisce nel modo in cui ne parla, in quello con cui ti spiega i suoi vini. E io rimango colpita dalla storia del Troccolone. Perché sì l’ho bevuto e un po’ anche io ho creduto che fosse un vino leggero, di facile bevuta sottovalutando la sua forza. E il suo nome lo deve proprio al fatto che sembra un vinello leggero da mandar giù quasi come fosse acqua. Ma ecco che ti frega con tutti i suoi 14 gradi. Marco spiega il nome: Troccolone era un venditore ambulante rurale che portava nei poderi rocchetti di filo, baccalà, cose che i contadini non producevano, in cambio di pollame, conigli, uova. Arrivava con la merce in spalla, o col mulo, i più evoluti col calesse, e trattava con i contadini. Il troccolone, se era bravo, era dimesso nell’aspetto ma astuto. Con le massaie era un bel duello.
Adesso non vedo l’ora di andare nel Podere Albiano che ha vini stupendi ed etichette spettacolari che raccontano con stile e bellezza il territorio. Le ha disegnate Enrico Paolucci, il pittoscultore di Pienza del quale ho visto anche una mostra vicino alla cattedrale, in cui erano esposte le sue opere accanto a quelle di Aleardo, il padre. L’arte mi guida sempre alla ricerca del bello che la terra produce e l’uomo sa esaltare e non distruggere.
Proprio per questo, osservando l’etichetta stilizzata dell’Arcere della Cantina Poggio Vento, che somiglia a statuette nuragiche, ho scoperto Roberto Mascelloni. Lui è un arciere e ha vinto tante volte nel torneo del Barbarossa.
La sua passione per il vino, per la terra ha accolto quella per l’arco, regalando una bottiglia elegante e forte. E con la pazienza e la precisione che occorrono per scoccare una freccia Roberto, con i suoi capelli bianchi e la sua faccia medioevale, ti racconta le qualità dei suoi prodotti, ti esalta i profumi dei suoi vini che quasi potresti sentirli senza averli mai assaggiati.
Nel mio primo anno qui nella Magnifica Terra ho assaggiato tanti vini, ho assaporato profumi, luoghi incantati. Posti. Ecco la parola posto è quella che abbiamo scelto per definire il nostro sito che sarà in questo dominio: www.valdo.place. Place come piazza, posto, agorà, luogo di convivialità e cultura del nostro Vald’O, art, book e wine. Il nostro posto. Il luogo che noi abbiamo scelto, quello dove avverranno e già avvengono cose belle. Lo stesso dove la nostra passione, il nostro amore ha incontrato quello di tutte le persone che ci hanno lavorato.