La Valdorcia ondulata, il partigiano e i velieri esotici

Aspettando questa primavera, che pare non voler mai arrivare, sempre più spesso mi ritrovo a guardare la meraviglia delle colline ondulate che si inseguono nel mio orizzonte. Ho scritto ondulate, e questo aggettivo mi dà gioia: sento di averlo scelto perché questo “fatto a onde” risuona nella mia vita da sempre, essendo nata dove si sente il profumo del mare.

In quei pomeriggi in cui il freddo intenso viene spezzato da qualche pallido raggio di sole io me lo godo questo mare ondulato di vigne e campi di grano, di sinuose forme tagliate da trattori come fossero barche a vela. Mi perdo nell’incanto. E in poco tempo le mie ansie si placano e la calma prende il sopravvento.

Ho davanti agli occhi una foto in bianco e nero che ritrae un partigiano, un giovane uomo al rientro della guerra, quando ancora l’eco degli spari e la paura del nemico era ancora viva. Nell’immagine lui si gode la sua Valdorcia, con un bastone da campagna in mano osserva l’orizzonte (ondulato…) con lo sguardo perso e il coraggio di chi ha lottato. O almeno è questo quello che ho immaginato quando ho guardato questa vecchia foto che abbiamo messo nella nostra rivista Magnifica Terra Vol. I a corredo di un pezzo intenso di Giuseppe Momicchioli intitolato: La mia Valdorcia e le starne di Dante.
Ho pensato che forse anche lui, il partigiano, perdendosi nelle sinuose curve immaginasse il mare e il suono delle onde ma forse come dice Alda Merini: Anche se la finestra è la stessa, non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose: la veduta dipende dallo sguardo e allora ho pensato che io lo vedo perché me lo porto dentro, perché il mare farà sempre parte del mio abitare.

In queste ultime settimane sto lavorando a un nuovo progetto, la creazione di un caffè letterario nel cuore di San Quirico d’Orcia, nella magnifica terra che ho scelto per vivere e per coltivare cultura. Non posso non notare che anche là dentro c’è il mare. Lo vedi nella carta blu che abbiamo messo alla vetrina per celare i lavori interni: carta increspata, come quando il maestrale disegna la superficie del mare. Lo ritrovi nei velieri incisi nella vetrinetta del “mettitutto”, la piccola credenzina che trovi in tutte le case toscane, che ci hanno regalato in una sorprendente poetica del dono che si respira da queste parti. Questo vecchio mobile, di una perfezione strabiliante, ha un paesaggio marino esotico, con palmizi e velieri che lo solcano. La cultura rurale è affascinante, sensibile e visionaria, piena di una libertà che fa bene al cuore. In tempi oscuri soprattutto.

I velieri del mettitutto sono in viaggio per un altrove assoluto, stanno varcando il mare increspato della nostra verina sul mondo. Le loro dolci curve del navigare mi riportano al mare della mia infanzia, ai miei sogni di bimba sulla scogliera che immaginava pirati e galeoni di tesori e principesse… Mai avrei pensato di veder arrivare un veliero della favole nel mio locale… Lo apprezzo, però.

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