Il mio ferito è più sofferente del tuo, pietà a variazione di cattivo

Immagini dei bombardamenti su Ghouta est nella mente di tutti noi. Come prima Aleppo e mille altri luoghi di sofferenza da guerre in mille parti del mondo. Oggi a voler guardare lì vicino, nello Yemen. Ma prevalgono i morti ultimi rispetto ai morti in massacri che si trascinano da tempo. La pietà d’attualità favorita dalle discutibili attenzioni giornalistiche. E l’indignazione ad esaltare il più cattivo di convenienza? Sospetti.

La pietà d’attualità

Solo chi ha visto qualche morto in guerra sa. Io li ho visti, molti, troppi, quando anche solo uno basta ed avanza. Certi ricordi, certe immagini, se riesci, nel tempo li rimuovi. Quei morti, quando li senti numerare come gradi di colpevolezza del ‘nemico’, se i morti di guerra veri li hai visti, ti incazzi. La disumanità assoluta di quell’eventuale vittima singola che diventa un morto per caso. Vergogna e disumanità. E il giornalismo ingenuo, diamo così, cade sui numeri perché non c’era o non vuole cercare o perché serve a fare titolo o a schierarsi dalla parte vincente o amica.
Il giornalismo più serio, costretto al ripasso della regola, ABC del reporter di guerra, che l’obbligo per ogni forza armata in guerra, è sparare anche bugie. Il dovere della bugia, per l’inganno degli avversari e per quello dei sostenitori perché continuino ad esserlo: gestione politica della guerra, che vuol dire, prima fare i morti e poi strumentalizzarli.
I buoni e i cattivi ad occasione e convenienza, la mia guerra più orrenda dalla tua, il mio morto più buono del tuo, le mie sofferenze, i miei ospedali colpiti, i vostri tradimenti e armi vietate e colpi che generano colpi e via incolpando l’altro, in drammi dove i soli innocenti sono soltanto le vittime, e solo alcune di loro.

Le bugie di guerra

Sulle bugie di guerra si sono scritti libri, uno l’ho fatto persino io (Niente di vero sul fronte occidentale, da Omero a Bush la verità sulle bugie di guerra, Rubettino). Qualche presidente Usa fa, ma la storia si ripete, inesorabile. E allora, cosa vuoi dire con questo pistolotto? chiedete voi. Discutere e litigare con chi fa male il mio stesso mestiere. Discutere con chi, per inesperienza o ingenuità, può essere vittima incolpevole delle bugie di guerra, ma che almeno non ne diventi trombettiere. Vergogna imperdonabile invece per chi, spesso per semplice vanità dell’esibirsi, esalta situazioni palesemente montate, rincarando la dose dell’inganno.
Vero è che sono ormai reporter dalla trincea dei ricordi, con l’ultima guerra che mi sono trovato a raccontare da dove si sparava veramente, quando Damasco e la Ghouta erano rifugio di altri profughi che scappavano dal Libano e non bersaglio, guerra del 2006, schieramenti rovesciati ma stessi protagonisti, uno più uno meno, che si ripropongono. Guerre e bugie, e il ruolo del giornalismo tra rischi di vita, ma soprattutto di inganno. Nelle molte guerre di Siria, tutti questi rischi si esaltano perché spesso, volendo muoversi nel labirinto dei torti e delle ragioni, scopri che il ‘buono’ in una parte dello scontro, lo trovi tra i ‘cattivi’ in quella accanto.

Labirinto torti e ragioni

Gli inganni di oggi/ieri, emozioni e lacrime a utilità politica, sono abbastanza noti. Il piccolo Omran durante la tremenda battaglia di Aleppo, messo in posa per fotografarlo sporco di sangue e polvere. Opportunismi di una parte su sofferenze vere, ed è inganno a cui concedere lo sconto. Meno perdonabile se a falsare, o anche solo a forzare la realtà, è il giornalismo che si schiera e si fa strumento. Fastidio personale e qualche sospetto -ad esempio- per certe tempistiche di attenzione sui vari fronti della crisi siriana. L’uso di armi chimiche che va e che viene e mai giunge ad una conclusione, la battaglia turca ad Afrin -minaccia strategica di vastissima portata- che ora perde centralità, con l’attenzione tutta spostata sul dramma altrettanto vero dell’ex Oasi alle porte di Damasco. Ghouta, da dove colpisce Jaysh al-Islam, filiazione di Al Qaeda, che non sono ribelli anti Assad qualsiasi.
Il problema è che non dovrebbero esiste bombe meno crudeli di altre, ‘effetti collaterali’ come qualcuno ha provato a mascherare. Le bombe sciagurate di Assad, peggio delle analoghe bombe sulle popolazioni dello Yemen da parte della nota democrazia saudita di utilità occidentale? Disparità di attenzioni e di valutazione sia politica che umana, quest’ultima, a volerla applicare senza un solo innocente nel calderone mediorientale.

EDITORIALE SU EDITORIALE,
ANTONIO FERRARI
CORRIERE DELLA SERA TV

http://video.corriere.it/perche-impossibile-tregua-siria/889e81b2-1ab4-11e8-b6d4-cfc0a9fb6da8

 

 

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