Albania, la riforma giudiziaria che lacera il Paese

Riforma giudiziaria vincolo europeo

La riforma giudiziaria, passaggio chiave perché l’Albania possa almeno tentate il percorso di ammissione all’Ue. Tutti lo sanno, tutti a parole la vogliono, ma la realtà dei personalismi di clan che ancora pesano su politica e affari di quel Paese, bloccano tutto, ad accuse incrociate. Nel luglio del 2016 approvati alla unanimità da maggioranze ed opposizione i cambiamenti costituzionali necessari. Obiettivo applaudito più o meno in buona fede, il riassetto del sistema giudiziario considerato dai tutori Ue e Statunitensi unanimemente corrotto. Poi, quando s’è trattato di decidere l’ordinamento dei nuovi organi giudiziari, teoricamente più indipendenti dal potere politico, è tornata la vecchia Albania.

Il modello americano

La riforma è stata studiata, proposta dagli esperti dell’Overseas Prosecutorial Development, l’OPDAT, dell’Ambasciata Americana a Tirana, sentita la Delegazione dell’Unione Europea e gli esperti della Open Society Foundation for Albania, ossia la fondazione Soros. L’americanizzazione albanese dopo il Kosovo L’opposizione si consulta con la ‘Commissione di Venezia’, organo consultivo del Consiglio d’Europa e i suoi esperti in diritto costituzionale che hanno criticato alcune complicazioni di funzionamento. Suggerimenti di tutti, ‘attuazione consensuale’, per nuovi organi non contestati politicamente, per ripristinare la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario. Tutti d’accordo ma..

Chi si fida è perduto

L’opposizione, in questa fase il Partito Democratico (che in Albania è ufficialmente a destra) non ha nascosto il timore del controllo da parte dei socialisti sul nuovo sistema giudiziario. La Procura Generale e le associazioni dei giudici hanno accettato il controllo sulla professionalità dei rappresentanti della legge, ma -carriere in campo- hanno espresso riserve sul cambiamento immediato dell’ordinamento giuridico. Opposizioni interpretate da Ambasciata Usa e Delegazione UE come tentativi di blocco della riforma. Ed ecco le pressioni dell’ambasciatore Usa sui politici dell’opposizione albanese e sui quadri principali della Procura della Repubblica e dei tribunali.

Usa e scontro interno albanese

A vari procuratori, fra cui quelle Generale Adriatik Llalla, il top delle magistratura albanese, è stato revocato il visto Usa per essersi opposti alla riforma. Il governo Rama si è schierato a fianco dell’Ambasciatore Donald Lu e contro l’opposizione ed il sistema giudiziario. Il Presidente Meta ha invece lasciato capire con atti espliciti di non condividere le azioni di Lu. Divisione interna albanese esaltata dalle forzature Usa, e riforma bloccata. Inasprito anche il rapporto istituzionale fra il Presidente della Repubblica Ilir Meta ed il Pemier Edi Rama, col Capo dello Stato che blocca da ottobre 2017 la nomina ufficiale del nuovo direttore dei servizi segreti, lo SHISH, Helidon Bendo.

Colpo su colpo senza arbitro

Sotto pressione dell’Ambasciata americana la maggioranza il 18 dicembre elegge un procuratore generale temporaneo, Arta Marku, per riorganizzare la Procura. E da allora è rottura politica interna. La protesta violenta del 18 dicembre davanti al Parlamento, le 10 mila persone il 27 gennaio in piazza a Tirana. Prossimo giro di proteste adesso. Botta e risposta: arrestati ex funzionari del Partito democratico, accusati di corruzione e riaperta una vecchia inchiesta sul figlio dell’ex premier Sali Berisha. In Parlamento, la maggioranza vota la nomina dei nuovi organi (Alto Consiglio della Procura e Alto Consiglio Giudiziario). L’opposizione denuncia la presenza di magistrati del regime comunista.

Albania tra vecchie eredità e interferenze

La successione dei fatti che abbiamo sintetizzato solleva preoccupazioni e sospetti tra gli osservatori non schierati. Innanzitutto la riforma sta assumendo connotati politici interni che annullano la terzietà delle proposte iniziali e non sembra destinata alla creazione di organi indipendenti e credibili.  Promessa di future revisioni, ‘controriforme’ da parte di altre maggioranze a ridisegnare il sistema che dovrebbe essere di garanzia arbitro, in base alle proprie esigenze politiche. Costi politici interni molto alti, con tensioni vicine a quella di tempi amari. Rischio altrui, che l’imposizione americana possa ritorcersi contro gli interessi stessi degli Stati Uniti e quelli occidentali in Albania.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro