Afghanistan 2018, i 45 miliardi Usa, poi privatizzare la guerra

45 miliardi solo nel 2018

Gli Stati Uniti spenderanno 45 miliardi di dollari nella guerra in Afghanistan nel corso del 2018. È la stima presentata da Randall Schriver, funzionario del dipartimento della Difesa, alla commissione Esteri del Senato, da quando il presidente Donald Trump -bocciato un avvio di proposta per la ‘privatizzazione’ della guerra- ha presentato una nuova strategia. Ad agosto, la Casa Bianca ha annunciato l’invio di migliaia di militari in più in Afghanistan per addestrare e assistere le forze governative passando da 8.400 a 14.000 unità. Ma ecco che l’ipotesi, anzi, il progetto di privatizzazione di quella guerra ritorna, più dettagliato e ricco che mai.

Torna la ‘Compagnia della Indie’

Erik Prince, già amministratore delegato della società militare privata Academi (ex Blackwater) si è rivolto ad altri interlocutori (‘altri’ per modo di dire),Governo afghano, CIA ed altre agenzie d’intelligence, per rilanciare verso la Casa Bianca. Il sito BuzzFeed è riuscito ad impossessarsi di “An Exit Strategy for Afghanistan”, una strategia d’uscita per l’Afghanistan, in cui Prince torna a proporre di rilevare le operazioni dei militari americani e sfruttare le risorse minerarie del Paese per finanziarne la stabilizzazione, svilupparne l’economia ed ottenere risorse strategiche per gli Stati Uniti. Il ritorno ad una sorta di nuova ‘Compagnia delle Indie’.

Se 16 anni vi sembran pochi

Sedici anni della guerra più lunga della storia degli Stati Uniti, la seconda più costosa, senza sconfiggere i Talebani attivi nel 70% del Paese. Dati più precisi parlano di 14 distretti nelle loro mani ed altri 263 in cui operano quasi indisturbati. Una presenza crescente ed allarmante è anche quella dello Stato Islamico che, seppur più concentrato a colpire i rivali talebani e la popolazione civile che non le forze governative, contribuisce a deteriorare una già precaria situazione. A coronare questo fallimento -rileva Pietro Orizio su Analisi Difesa- la notizia che la produzione di oppio ed aree destinate alla sua coltivazione sono quasi raddoppiate rispetto al 2016.

La conquista del Far-Est afgano

La proposta di Erik Prince prevede l’eliminazione dei santuari dei terroristi ovunque siano, e il Pakistan è avvertito. Il ritiro dal Paese di tutte le truppe americane, circa 15.000, e dei 126mila contractors al loro seguito. ”Afghanizzazione” del conflitto con un impiego più efficace delle forze armate locali. Salvo aver dato in un colpo solo una botta di incapaci a tutti i vertici militari Usa, dov’è la novità? Passare dalla difesa all’attacco. Mettendo costantemente i talebani sotto pressione, con team di CIA e forze speciali più aggressivi. In ogni battaglione dell’Afghan National Army, 36 ‘consiglieri’, che lì resterebbero per anni, integrandosi e conoscendo  dall’interno

 

Erik Prince, già a capo della società militare privata Academi (ex Blackwater)

Sempre più bombe nel mucchio

La componente aerea, invece dovrebbe esser rafforzata perché l’aeronautica di Kabul non è in grado di supportare le proprie unità di terra. In attesa di poter contare pienamente su piloti e manutentori locali, il cui addestramento richiede tempo e risorse, s’interverrebbe con personale straniero. Obiettivo ridurre le perdite, mille caduti e 600 feriti al mese secondo il report di Erik Prince, che restano cifre da paura, ma che dovrebbero risollevare il morale degli afghani, con una riduzione delle diserzioni. Le decisioni di ‘premere il grilletto’ sarebbe poi di esclusiva competenza afghana.

I ‘Ghost soldiers’

Problema citato, quello dei “ghost soldiers”, nomi fittizi in forze armate e polizia per continuare ad incassarne gli stipendi od occultarne le diserzioni. Si pensi che i 319.595 uomini delle forze armate e di polizia afghane a giugno 2016, erano in realtà 120.000. Da estirpare anche la piaga dei bambini soldato (peggio, ad uso sessuale degli ufficiali), allontanandoli dai ranghi. Elenco da programma elettorale, con al comando personale competente, estirpando un sistema basato su appartenenze tribali o corruzione. Test della ‘rivoluzione’ di sistema, le due province strategiche di Nangharar ed Helmand.

Tanta guerra in cambio di cosa?

Tre slides di Prince dedicate alle risorse minerarie di sui iniziare estrazione e commercializzazione. Nel territorio di Helmand, fino ad un 1 triliardo di dollari, di cui 1 miliardo in ‘Rare Earth Elements’ -Terre rare. Nella provincia di Nangarhar invece, magnesite e talco, per 4,3 miliardi. Secondo Prince, il mercato globale di Terre rare è in mano ai cinesi che possono agire liberamente su prezzi e quantitativi d’esportazione. Un settore completamente nelle mani di Pechino rappresenta, qui l’alettamento strategico è plateale, una minaccia per il settore elettronico e della difesa USA conmn una sola miniera statunitense in crisi.

Dettagli tecnici e fornitori amici

Incaricata della fornitura aerea sarebbe la Lancaster6, società di Dubai, o acquisti di seconda mano. Pagine di dettagli tecnico militari. Dunque, nonostante l’apparente rifiuto di Trump, Prince starebbe continuando a portare avanti la sua strategia. Oltre alla Casa Bianca e a Kabul, Prince avrebbe avanzato la sua proposta anche a CIA. Il ruolo paramilitare di Langley si sta infatti espandendo, sia con un maggior impiego di droni, che attraverso piccole squadre sul campo. Dovendo affrontare un numero crescente di nemici e missioni, l’agenzia sarà obbligata a ricorrere a contractors. Un servizio a quanto pare già fornito da Prince nel 2004!

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