
Qualcosa di simile a ‘campi scuola’ per la versione dei boy scout bosniaci musulmani, come cercano di descriversi, che si svolgono sul lago Jelen, nord della Bosnia. Lo organizza ASKER, Associazione per lo sviluppo delle caratteristiche positive fisiche e morali, come viene descritta dalla parte musulmana.
Per serbi si tratterebbe invece di indottrinamento, occasione in cui i giovanissimi ricevono istruzione religiosa e addestramento militare. Corano ed esercizi fisici. E versione religiosa molto diversa dal resto della comunità bosniaca musulmana e più vicina al wahhabismo integralista arabosaudita.
Due letture contrapposte di fatti che avvengono, non è probabilmente un caso, a metà strada tra Tuzla, grosso centro musulmano e base del comando militare Usa dalla fine di quelle guerra, e Banja Luka, capitale della Serbo Bosnia.
A favorire la lettura più malevola su quanto sta accadendo su quelle montagne bosniache, la presenza tra i vertici del ASKER, del l’ex comandante dell’Armja a Srebrenica, Naser Oric, già inquisito per crimini di guerra al tribunale internazionale dell’Aja tra arresti, condanne e assoluzioni contestate.
Le truppe al comando di Orić sono accusate di aver bruciato diversi villaggi abitati da serbi uccidendone gli abitanti dopo avernev torturati fra i mille e i tremila. Poi, nella gara dell’orrore, arrivò il serbo bosniaco Ratko Mladić a superare ogni record di disumanità crudele, con 8000 vittime.
Tornando all’attualità, Oric nega qualsiasi legame diretto con l’iniziativa finita al centro delle polemiche, e accusa serbi dare importanza all’ASKER per coprire attività simili nella Serpska Republica. Ognuno alleverebbe i propri baby nazional-estremismi per prepararsi ad un pessimo domani.
Sia come sia, SIPA, l’Agenzia di investigazione e protezione dello Stato, la polizia federale (poi ci sono quelle nazionzali e cantonali) ha avviato indagini. Storia da non trascurare visto il numero dei foreign fighters che dai Balcani (Bosnia e Kosovo in particolare) si sono aggregati a frazioni ISIS.
I dati noti dicono che solo dal Kosovo ci sono più di 400 combattenti del califfato. Ma mentre in Kosovo il problema lo stanno affrontando (la comunità internazionale) con una strategia trasparente, 132 processi, 92 condannati, tutti i dati disponibili, in Bosnia questa storia ‘si copre il buio.
Con ironia amara, qualcuno ricorda le lodi all’Interpol locale per informazioni contro il terrorismo. Ma in casa, pochissimi processi celebrati, pochissimi dati pubblici. Proprio in Bosnia, anni ’90, i primi foreign fighters islamici arruolati nell’esercito musulmano. Molti di loro, sposati, vivono in Bosnia.
In un video apparso su Internet dove ‘Asker’, l’Associazione che forma ragazzi nella Federazione della BiH, la parte musulmana, i docenti hanno l’aspetto caratteristico del movimento salafita. Più predicatori dell’islam integralista che docenti. L’Associazione è registrata a Sarajevo alla fine del 2015.
Ma con lo stesso nome è stata registrata come associazione del club di arti marziali “Asker Academy” il 22 ottobre 2014 nel comune di Novo Sarajevo. Con Berin Balijagić presidente dell’Assemblea e Naser Orić presidente del consiglio di amministrazione. Amicizie antiche e probabilmente utili.
Il nome di Berin Balijagić è il primo che compare nella investigazione dell’Unità speciale del Ministero federale dell’interno. Oric, ripetiamo, era comandante delle forze bosniache a Srebrenica, ed è stato assolto dalla Corte di Bosnia Erzegovina per accuse di orribili crimini di guerra contro i serbi.