
Brexit. La premier britannica Theresa May si oppone alla proposta che prevede di concedere i diritti legati alla residenza nel Paese ai cittadini europei durante il periodo di transizione dopo la Brexit, riporta la Bbc online. Una differenza di trattamento tra coloro che arriveranno dopo che il Regno Unito sarà uscito dall’Unione Europea, ha detto la premier britannica rassicurando l’ala dura del suo partito anche sulla durata del periodo di transizione. Ma anche una problematica presa di distanza da Bruxelles.
Il Regno Unito dovrebbe uscire ufficialmente dalla Ue a fine marzo 2019. Ma nei due anni successivi tutto dovrebbe restare com’è ora. Cambiare tutto per non cambiare niente? Grosso problema in casa britannica dopo il rapporto segreto governativo sui danni economici dell’uscita dalla Ue, spinge sempre più inglesi a chiedersi: ma questa Brexit vale davvero la pena di farla?
Contenti i Tory britannici Exit a tutti i costi, ma guai seri per la trattativa economica vera. Azione-reazione non ufficiale, da decidere chi abbia iniziato prima e quale sia la reazione. Doccia fredda per le speranze britanniche di strappare all’Unione europea un accordo commerciale che comprenda anche il settore finanziario. Secondo quanto scrive il Financial Times, i negoziatori europei per la Brexit intendono imporre dei rigidi paletti a tale accordo, ritenendo che la Ue trarrebbe vantaggio da una City londinese ridimensionata.
In una riunione riservata dei rappresentanti dei 27 Paesi Ue, scrive il Ft, si è deciso che i futuri accordi tra Londra e Bruxelles dovranno basarsi sugli stessi principi che regolano gli accordi commerciali tra la Ue e i Paesi terzi. Al contrario di quanto sperava il governo britannico, “non ci sarà alcun accordo speciale”, ha riferito al Ft un diplomatico a conoscenza della vicenda.