
La prima volta in Romania un primo ministro donna. Viorica Dăncilă, 54 anni, europarlamentare del Partito Socialdemocratico, Psd, che dalle politiche del dicembre del 2016 è il principale partito della Romania. Primato di Dăncilă, ma soltanto terza nella assurda gara di sopravvivenza nel ruolo, terza premier che il Psd nomina in meno di un anno, da quando governa il paese insieme ai liberal-democratici di Alde.
L’avvicendamento lunedì scorso, dopo le dimissioni di Mihai Tudose, al quale era venuto meno il sostegno del partito. Schema classico e ripetuto, scopriamo. Tudose era entrato in conflitto con Liviu Dragnea, presidente del Socialdemocratici, dopo aver chiesto le dimissioni al ministro degli Interni Carmen Dan, un fedelissimo di Dragnea.
Ma non solo Tudose vittima del proprio partito. Poco prima di lui era toccato a Sorin Grindeanu, che, dopo aver resistito alle pressioni del partito, era caduto in Parlamento sotto il tiro incrociato di maggioranza ed opposizione. Bell’ambientino politico in quel pazzo importante di Balcani.
Dietro tutti questi cambi repentini vi è quindi sempre e solo Liviu Dragnea. È evidente che sia lui a fare e disfare i governi a Bucarest, con un problema personale a condizionarlo. Lui, Dragnea, ingegnere 55 enne, i governi li crea e poi li distrugge perché e poi li disfa perché non può essere lui a guidarli direttamente. L’ingegner Dragnea infatti è pluri pregiudicato, ha subito condanne penali ed ha processi in corso.
Politica (si fa per dire). Nonostante la schiacciante maggioranza dei Socialdemocratici, la coalizione al governo incontra una forte opposizione, soprattutto dalle piazze. Solo un anno fa in Romania ci sono state le più vaste proteste dalla rivoluzione del 1989. Proteste scatenate dopo un decreto governativo, che andava a riformare parte del sistema giudiziario.
La cosiddetta ‘Ordinanza 13’, definita dai manifestanti ‘Salva corrotti’. Chi scese allora in strada denunciava che era un provvedimento adottato in primis per salvare proprio Dragnea. Il decreto è stato poi ritirato anche se il Psd ha proceduto nella riforma delle leggi sulla giustizia ma scegliendo la strada parlamentare e non per decreto.
Mercoledì, annunciando la nomina di Viorica Dăncilă, il Presidente della Romania Klaus Iohannis ha dichiarato di un’altra possibilità al Psd, l’ultima, ha detto, altrimenti, elezioni anticipate. Certo, vale “l’aritmetica parlamentare”, ma allo stesso tempo il Psd deve dimostrare di governare adeguatamente.
Nella Romania targata Psd -leggiamo in una cronaca di Osservatorio Balcani e Caucaso- sono cresciuti stipendi e pensioni, ma anche i prezzi. La crescita economica è la più alta nell’Ue ma il paese rimane il secondo più povero in seno all’Unione. I ripetuti cambi di governo e le tensioni interne al maggior partito di governo monopolizzano il dibattito politico.
I due principali partiti d’opposizione -il Partito Nazionale Liberale e l’Unione salva Romania (più o meno, per intenderci, destra e populisti)- chiedono elezioni anticipate affermando che, dato il numero di governi cambiati in un anno, il Psd non è evidentemente in grado di governare.
Passaggio chiave, il problema della corruzione. Molti i politici condannati e molti gli indagati. Tra questi, come già detto, lo stesso Dragnea che per anni è stato presidente del Consiglio della Contea di Teleorman, una delle più povere della Romania. Cosa può cambiare ora col governo a guida femminile? Probabilmente più garanzia personali per il ‘Richelieu’ in versione balcanica.
La neo premier e Liviu Dragnea, provengono entrambi dalla Contea di Teleorman.Un anno fa, quando le piazze si riempivano di contestatori, Dăncilă, da europarlamentare difendeva nell’aula del Parlamento Europeo la politica del suo partito in materia di giustizia. Tutto questo mentre da Bruxelles arrivavano inviti affinché le decisioni politiche non incidessero sulle azioni del Dipartimento Anticorruzione.
Dopo il voto d’insediamento, la prima donna primo ministro della Romania inizierà il suo lavoro, con appuntamenti non solo politici. Il 2018 anno del Centenario,100 anni dalla costituzione dello stato unitario romeno. Dal 1 gennaio del 2019, la presidenza dell’Unione alla Romania.