
A Camere sciolte ma ancora in carica, il governo Gentiloni ha avuto il via libera per trasferire quasi 900 soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan verso la Libia e il Niger. Probabile anche una presenza in Tunisia. Revisione significativa della presenza delle truppe italiane in giro per il mondo. Con una immediata e incontestabile osservazione critica. Poche migliaia di militari europei non potranno mai controllare un confine che qualcuno definisce assieme ‘sterminato e inesistente’, come quello tra Niger ad Algeria, Liba e Ciad.
Eppure, i 470 soldati della missione italiana in Niger proprio quello dovranno fare. Controllare i confini del Paese e combattere il traffico di migranti. Agiranno nella zona del confine tra il Niger e la Libia, che si trova a Nord, nel cuore del deserto del Sahara e corre da Est a Ovest per circa 340 chilometri. Altri 950 chilometri di deserto separano Niger e Algeria. La zona è stata teatro di rivolte tuareg negli anni Novanta e poi ancora all’inizio degli anni Duemila, chiuse con un accordo sottoscritto in Libia tra i ribelli e lo Stato.
Utile capire dove ci stiamo ‘cacciando’. Il Niger è governato da un sistema semipresidenziale, con un presidente della Repubblica eletto a suffragio universale e un presidente del consiglio votato dall’unica Camera del Parlamento, la scheda di Paolo Magliocco su La Stampa. Il presidente si chiama Mahamadou Issoufou ed è stato eletto nel 2011 e riconfermato nel 2016. Il suo maggiore oppositore, Hama Amadou, è finito in carcere e i suoi sostenitori hanno boicottato il voto. Situazione politica non esemplare con tensioni ma non violenza.
Il primo ministro si chiama Brigi Rafini, politico di etnia touareg, del Partito per il socialismo e la democrazia ed è al potere insieme a Issoufou dal 2011. L’ultimo colpo di stato risale al 2010, quando i militari destituirono il presidente Mamadou Tandja prima di restaurare la democrazia.
Ma il Niger è anche uno dei Paesi più poveri del mondo e, secondo il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite, quasi la metà della popolazione vive al di sotto della linea di povertà. Grandi risorse minerarie essenziali per i Paesi ricchi, che non sfamano quella povertà
Poco più di 20 milioni di abitanti, che vivono soprattutto nelle zone meridionali, sulle sponde del fiume Niger, con un tasso di natalità tra i più alti del mondo. Ogni donna in età fertile ha in media 7,3 figli (in Italia sono 1,4) e soprattutto questo indicatore risulta sia sceso pochissimo negli ultimi 45 anni. Semopre da La Stampa, le previsioni indicano che la popolazione potrebbe raddoppiare in meno di vent’anni. Il Niger ha, drammaticamente, anche un tasso di mortalità infantile tra i più alti al mondo: muoiono 83 bimbi su 1000 prima dei 5 anni (in Italia sono 3,3).
Il Niger è una ex colonia francese e fu la Francia a scoprire la ricchezza di uranio del Paese. Scoprirla e sfruttarla. L’uranio oggi viene estratto da due miniere principali e il Niger è il quarto produttore al mondo di questo elemento chimico. L’energia elettrica francese basata sul nucleare, nasca in Niger. Per il petrolio, sorpresa, in principale referente di ‘utilizzo/sfruttamento’ è la Cina, impegnata in programmi di sviluppo delle infrastrutture per l’estrazione e la lavorazione del petrolio. Mancano le ferrovie e le strade si sviluppano solo per 13.800 km.
Presenza militare straniera. Principalmente Militari francesi, ma ci sono anche truppe di Germania, Canada e Stati Uniti. Tutti, ufficialmente, per contrastare gli estremisti islamici di Boko Haram, attivi nelle zone di confine con Mali e Nigeria. Ai primi di ottobre del 2017 un gruppo di 12 militari statunitensi e 30 nigerini, coinvolti in un grosso scontro, ha subito forti perdite, tra cui 4 soldati statunitensi. Il mese successivo sono stati uccisi 13 membri della gendarmeria, una delle milizie in cui sono divise le forze armate del Paese, che contano circa 12.000 uomini.