Missione Niger blocca migranti poi il Parlamento se ne va

Per chi c’era degli Onorevoli a Roma, l’addio al Parlamento. Parlamentari per caso certi del non ritorno e quelli certi del ritorno imposto da una legge elettorale che fa scegliere i nomi degli eletti dalle segreterie di partito. Ma qui andiamo fuori tema.
La Camera ha approvato la risoluzione sulla prosecuzione per il 2018 delle missioni internazionali e sull’avvio della nuova missione in Niger. Operazioni che riguarderanno anche la Tunisia, il Sahara occidentale e la Repubblica centro-africana. Hanno votato contro Liberi e uguali e il Movimento Cinque Stelle. La Lega si è astenuta mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato a favore insieme alla maggioranza.

Meno Afghanistan e Iraq, più Mediterraneo

Tutte confermate le anticipazioni stampa.
La novità principale del pacchetto è il potenziamento delle missioni in Niger, dove saranno inviati 470 militari, e in Tunisia, con 60 soldati a sostegno della missione Nato per lo sviluppo delle forze armate del Paese. In Niger, in particolare, l’Italia fornirà supporto al governo locale, “uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area”.
Sarà potenziata l’attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio, sviluppo del controllo aereo, ma non solo Niger. Anche Mauritania, Nigeria e Benin.
Verranno utilizzati 130 mezzi terrestri e due mezzi aerei per una spesa prevista di 30 milioni di euro fino al 30 settembre prossimo. Per l’intervento in Tunisia sono stati stanziati 4,91 milioni fino alla fine di settembre. In tutto l’Italia spenderà per le missioni all’estero 1,504 miliardi di euro, circa 80 milioni in più rispetto all’anno passato.

Traffico di esseri umani e colonialismo

Ultima polemica politica in un’aula da ultimo giorno di scuola, con tutti i principali esponenti politici in piena campagna elettorale. E la paura migranti, per tutti, pare paghi in consensi. Valore elettorale di questa missione militare in Niger altissimo, per i suoi critici. Mentre tornano gli attacchi a Minniti, ministro di polizia, accusato con Gentiloni di esportare il modello libico, perché la frontiera dell’Italia e dell’Europa «è il Niger», la sponda sud dei paesi del Sahel, oltre il deserto del Sahara.
Missioni militari comunque impegnative, in un’Africa che in questo momento sopporta 35 conflitti armati. Scontri solo apparentemente interni. La realtà dice che le economie, le risorse minerarie preziosissime -uranio, coltan, petrolio-, la stessa terra, sono nelle mani dell’Occidente, ma anche dell’Arabia saudita e della Cina, e ora in chiave di difesa europea alla prova in Africa.

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