
Sul Post uno studio dell’Università di Rotterdam sull’impatto che avrà l’uscita dall’Unione Europea sull’economia del Regno Unito, ma non altrettanto di quello che succederà ai paesi che resteranno parte dell’Unione. Secondo i ricercatori il paese a subire le maggiori conseguenze sarà ovviamente l’Irlanda che condividere una frontiera di terra con il Regno Unito. Al secondo posto ci sono i Paesi Bassi, settore finanziario troppo legato a quello britannico.
Terzo posto per la Germania, principale esportatore europeo verso il Regno Unito. Francia e Belgio sono piuttosto esposti, mentre i paesi mediterranei come l’Italia subiranno probabilmente poche conseguenze.
Per Rotterdam, gran parte dei paesi europei ha poco da perdere con Brexit. Più complessa la valutazione del sito Politico, che distingue tra Stati, Paesi, e singole comunità territoriali. Lo studio mostra che in tutta Europa ci sono singole comunità che potrebbero essere particolarmente colpite dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, molto più dei paesi di cui fanno parte.
Citata come esempio la Polonia, uno dei paesi potenzialmente meno influenzati da Brexit secondo i ricercatori dell’Università di Rotterdam. Ma se vai a Lublino, buona parte delle sue esportazioni agroalimentari finiscono nel Regno Unito. In Francia i rappresentanti della regione Hauts-de-France, preoccupazioni nel settore auto, Toyota, nella regione produce le Yaris, il 13 per cento delle quali finisce nel Regno Unito. Altre comunità in Francia e nei Paesi Bassi temono la chiusura delle acque britanniche alla pesca.
A confinare, via terra, col Regno Unito non è solo l’Irlanda. C’è la regione spagnola dell’Andalusia, che confina con Gibilterra. Migliaia di lavoratori spagnoli attraversano ogni giorno il confine e più della metà di loro rischia di essere colpita negativamente da Brexit. Sono preoccupati anche gli amministratori di regioni dove il turismo britannico è una risorsa molto importante, come le Baleari, in Spagna, le isole greche e Cipro. E il diffuso rischio di ritorno di migliaia di europei che attualmente risiedono nel Regno Unito. E siamo solo alla fase Uno del negoziati.
Nella ‘fase due’, dovranno essere decisi i futuri legami commerciali tra Regno Unito ed Unione Europea. È qui, i diversi interessi territoriali nello stesso Paese, potrebbero creare problemi. Rotta l’unità del blocco europeo, conclude Politico, potrebbe essere più facile per i negoziatori britannici spuntare condizioni più vantaggiose.