
Gara a chi arriva ultimo. Il Paese più corrotto d’Europa. Quello con il Pil pro-capite più basso e il maggior numero di persone a rischio povertà (40%). L’ultimo nella classifica della libertà di stampa. Il più inquinato, con la più scarsa assistenza sanitaria e dunque il peggiore indice di qualità della vita. Ecco, ora immaginate che quel Paese prenda per i prossimi sei mesi la guida dell’Unione Europea. Vi sembra possibile? Accade secondo le regole di rappresentanza a turno di una Unione europea pensata il secolo scorso.
Peraltro, l’attuale primo ministro – l’ex guardia del corpo e atleta di karate Boiko Borissov – è alla guida di un governo appoggiato da un partito che esponenti con tendenze xenofobe, come lo stesso vice premier Valeri Simeonov. Mica solo Trump a mondo.
Sul fronte economico -dati Sole 24 ore- il paese, entrato nell’Unione nel 2007, è lontano dalla media comunitaria. Secondo Eurostat, fatta 100 la media europea, la Bulgaria era ferma a 49 nel 2016, lontana persino dal vicino rumeno, al 58. In dieci anni, le esportazioni sono raddoppiate, il turismo è cresciuto, e il livello di vita salito, ma la popolazione è scesa da 8 a 7 milioni di abitanti, per la fuga di emigrati alla ricerca di stipendi migliori. Il salario medio è di 544 euro al mese, un sesto di quello tedesco.
Molti economisti di mercato mettono l’accento sui legami tra ineguaglianza sociale e corruzione politica. Secondo una ricerca del Parlamento europeo, la corruzione in questo paese pesa per il 15% del prodotto interno lordo.
A proposito di corruzione, la classifica di Transparency International mette la Bulgaria al 75° posto mondiale, l’ultimo paese comunitario in questo campo. La Grecia è 69° posto e l’Italia -abbiamo poco da ridere- al 60°. Fuori dall’Unione, addirittura meglio della Bulgaria fanno la Serbia, il Rwanda o Capo Verde. Anche se, in un recente rapporto, la Commissione europea ha notato che la criminalità organizzata è ‘meno visibile’ e costituisce una minaccia meno grave per la stabilità del paese che in passato.
Sempre Transparency International, situazione corruttiva sostanzialmente stabile in questi ultimi cinque anni. Ed il problema della corruzione è tra le ragioni per cui la Bulgaria non è ancora stata ammessa nell’Area Schengen, nonostante una lunga anticamera.
Problemi politici interni di non poco conto. Ad esempio una legge anti-corruzione approvata in Parlamento, ma bocciata dal presidente della Repubblica Rumen Radev perché non darebbe sufficienti strumenti alla polizia per lottare contro le azioni illegale. Il primo ministro Borissov, il premier ha assicurato che il testo verrà rivisto dai parlamentari.
Nella sua più recente classifica sulla libertà della stampa nel mondo, l’organizzazione Reporters sans Frontières mette la Bulgaria al 109° posto, lontana dagli altri partner comunitari e soprattutto dietro ad alcuni paesi in via di sviluppo. “La corruzione, così come la collusione tra media, politici e oligarchi, è estremamente frequente”, si legge nel rapporto dell’organismo francese.
Libertà di stampa, ed ecco il controverso deputato del partito della minoranza turca, Delyan Peevski. Attraverso la società New Bulgarian Media Group, quest’ultimo è nei fatti il proprietario di sei dei dodici principali giornali del paese, di una rete televisiva e dell’80% della distribuzione dei media in Bulgaria. Media che negli ultimi anni hanno mostrato una deriva sorprendente. Nel 2004, poco prima dell’ingresso nell’Unione, la Bulgaria era al 36° posto della classifica di Reporters sans Frontières. Nel 2010, il gruppo tedesco Funke Medien Gruppe lasciò il paese per via di ‘un diffuso abuso di potere’.
Considerazione finale, la privatizzazione dell’economia di stato dopo il crollo del Muro di Berlino non ha avuto effetti dissimili da quelli registrati in Russia o in altri paesi ex comunisti. Ma avevano uno stato di salute economico e morale migliore di quello bulgaro.