
Ma rimaniamo a Bannon. «Apologeta dell’oscurità e del male, sostenitore, diciamo così, del ‘lato oscuro della Forza’, per stare alla saga di Star Wars, seguace del fascista esoterico Julius Evola, era stato proprio Bannon a puntare lancia in resta contro Papa Francesco e il Vaticano, facendo leva su un gruppo di ultraconservatori, a cominciare dal cardinale Raymond Burke (patrono dell’Ordine di Malta, commissariato dal Papa)..». E amico dell’ ex Nunzio in Usa, Carlo Maria Viganò (foto e seguire), già noto per i suoi attacchi a Papa Bergoglio a sostegno delle posizioni di oscurantiste tra i cattolici
Molto interessanti i dettagli ignoti a chi è estraneo al mondo vaticano. La caduta dell’ “uomo nero” di Trump, teorico del suprematismo bianco e dell’apocalisse sociale, lui, e i conservatori cattolici anti Papa Francesco, con l’ex Nunzio in Usa, Carlo Maria Viganò in testa. I cattolici americani ultraconservatori accusati su Civiltà cattolica di aver stretto un’alleanza con gli evangelici che hanno appoggiato Trump, costruendo una specie di “ecumenismo dell’odio”.
Retroguardia (in tutti i sensi) dello schieramento, i cosiddetti “sedevacantisti” alla Socci, i quali sostengono che fu un complotto dei Democratici americani a spingere alle dimissioni Benedetto XVI, l’unico legittimo Pontefice.
A luglio 2017, nell’articolo di Spadaro e Figueroa su Civiltà Cattolica, era citato espressamente Bannon come supporter di una “geopolitica apocalittica” che invoca una sorta di Armageddon su questa terra tra Bene e Male, «sfruttando i sentimenti religiosi in funzione di una forte polarizzazione politica con una lettura letterale della Bibbia molto simile a quella compiuta dai jihadisti del Corano».
Ad agosto, quando Bannon lasciò la carica di chief strategist -sempre Maria Antonietta Calabrò-, lo storico italiano Alberto Melloni ha twittato: “Un antico adagio diceva ‘chi mangia papa crepa’. Lo stratega dell’assedio a Francesco è caduto nella sua strategia”.
Ma già a fine maggio, la visita di Trump al Papa, Bannon non era presente nella delegazione ed era rientrato anticipatamente a Washington, mentre il ruolo di ‘softpower’ nei confronti della Santa Sede venne allora svolto da Ivanka Trump, usando toni molto differenti rispetto alle teorie di Bannon, specie sui temi degli immigrati e degli ultimi.
«Adesso che il presidente, con la pubblicazione del libro Fire and Fury, ha potuto provare sulla sua pelle di cosa è capace “il Barbaro”, questo forse potrà aprire una breccia nella sua visione delle cose, e “una possibilità di maggiore dialogo anche con la Santa Sede”, commenta qualcuno Oltretevere». E Maria Antonietta Calabrò è giornalista sempre molto bene informata.