Crimini di guerra, il Kosovo trema

Ricordate il Kosovo delle bombe Nato sulla Jugoslavia?
Il tribunale per i crimini di guerra in Kosovo è a rischio. La politica locale nelle mani dei reduci della guerriglia UCK con troppi scheletri nell’armadio. Imbarazzi internazionali e distrazioni stampa italiane.

1999, tre mesi di bombardamenti Nato, anche italiani, sulla piccola Jugoslavia di Milosevic, per dare l’indipendenza alla provincia albanese ribelle. Serbia punita, Kosovo albanese indipendente, ma non tutti i cattivi stavano da una sola parte. Dopo che il tribunale dell’Aja sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia ha chiuso i battenti a fine 2017, i conti con la storia e la giustizia sono affidati ai singoli Stati, ma in Kosovo le decisioni imposte di fatto dalla comunità internazionale rischiano di morire prima ancora di nascere. Troppo scheletri nell’armadio e crimini di guerra della parte vincente impuniti, l’obiettivo

Disattenta stampa italiana

Le Monde

Le tribunal sur les crimes de guerre au Kosovo en danger
Il tribunale per i crimini di guerra in Kosovo è a rischio
Le pouvoir kosovar veut supprimer le tribunal international créé pour juger en priorité les crimes commis par la guérilla indépendantiste albanophone.
Le autorità kosovare vogliono abolire il tribunale internazionale creato per provare in primo luogo i crimini commessi dai guerriglieri separatisti albanesi.

Politico.eu

Kosovo politicians in ‘panic attack’ over war crimes court
Politici del Kosovo in ‘attacco di panico’ sul tribunale dei crimini di guerra
US and EU sound alarm over moves to block prosecution of ex-guerrillas.
Stati Uniti e UE in allarme per il tentativo di bloccare il perseguimento degli ex-guerriglieri.
The new court is tasked with prosecuting KLA (UÇK) figures behind a campaign of violence and intimidation during and after the 1998-1999 war.
La nuova corte ha il compito di perseguire le personalità dell’UÇK responsabili della campagna di violenze e intimidazioni durante e dopo la guerra del 1998-1999.

Quel tentato ‘regalo’ di Natale

Il racconto di Jean-Baptiste Chastand. Venerdì 22 dicembre sera, alla vigilia del week-end di Natale nella capitale del Kosovo che sta per svuotarsi dai diplomatici occidentali che presidiano mal volentieri quel difficile quasi Stato (a due terzi di riconoscimenti Onu). Il Presidente del Parlamento tenta di convocare una seduta parlamentare l’urgenza. Paese a stragrande maggioranza musulmana, ma ormai Natale è comunque festa ovunque. Per tanto disturbo, emergenza vera.
Cosa c’era di tanto urgente, o quasi clandestino?
Rimuovere il tribunale speciale internazionale altamente contestato e altamente sensibile istituito nel 2016 per provare i crimini di guerra commessi in Kosovo tra il 1998 e la fine del 2000, durante e subito dopo la guerra di indipendenza.

Diversi ex comandanti di guerriglieri di lingua albanese, l’UCK, potrebbero essere implicati in molti dei crimini noti. L’associazione dei veterani -mezzo governo e mezze istituzioni kosovare- aveva già chiesto il rigetto della corte. Quella quasi vigilia di Natale, solo la reazione dell’ambasciatore degli Stati Uniti riesce e fermare il colpo di mano albanese.
Testuale: «..l’ambassadeur américain, accouru en urgence au Parlement en assurant que les Etats-Unis « n’avaient pas investi autant d’effort dans le succès du Kosovo pour le voir détruire son futur »...
«Gli Stati Uniti non hanno investito così tanto impegno nel successo del Kosovo per vederlo distruggere il suo futuro», ammette il diplomatico Usa. Ricordando che durante la guerra, il sostegno della NATO è stato fondamentale per consentire all’UCK di vincere contro le truppe serbe.

Accenni di dignità euroatlantica

Il colpo di mano parlamentare di Natale salta, ma non le cattive intenzioni. E giovedì 4 gennaio le ambasciate Usa, britannica, francese e italiana (notizie solo di fonte estera) avvertono:
«..abandonner tout projet d’annulation ou de renégociation du tribunal, menaçant sinon de graves conséquences négatives, notamment pour l’intégration euro-atlantique...».
Traduzione pratica, o abbandonate qualsiasi velleità di cancellazione rinegoziazione del tribunale, o vi scordate i progetti di integrazione Nato o Unione europea, a partire dai visti Schengen.

Il presidente del Kosovo Hashim Thaçi, il primo ministro Ramush Haradinaj e molti altri leader politici sono stati dirigenti, comandanti dei guerriglieri albanesi UCK. E la nuova corte, decisa nel 2014 si forti pressioni internazionali, ha il compito di perseguire le figure dell’UCK dietro una campagna di violenza e intimidazione contro i serbi e altri gruppi etnici e oppositori politici durante e dopo la guerra del 1998-1999. Ed ecco spiegato «The panik attack» citato da Politico.eu.

I duri dell’UCK e la pacificazione con la Serbia

L’uscita alla scoperto della opposizione politica alla corte fa temere probabili prossimi disordini. Daut Haradinaj, fratello del primo ministro, attuale deputato ed ex comandante dell’UCK ha avvertito «Non ci saranno combattenti UCK che non si uniranno per prevenire, impedire arresti».
Indebolire la corte farebbe saltare i tentativi di migliorare le relazioni instabili tra Kosovo e Serbia, osserva la diplomazia. Rinnegare un impegno internazionale segnale del Kosovo “stato che non è credibile”. Krenar Gashi, scienziato politico presso l’Università di Ghent, ha detto che la mossa è un chiaro esempio di politici che mettono i loro interessi personali davanti a quelli del paese.
«Vogliono solo salvare i loro culi».
«They just want to save their asses», più elegantemente in inglese.

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