
«Ci siamo: potete comprare e leggere il mio libro. Grazie Signor Presidente». Risposta beffa alla Casa Bianca per la pubblicità gratuita: lo scrittore e giornalista Michael Wolff non si è fatto intimidire dalla lettera di diffida che ieri gli avvocati di Trump avevano fatto recapitare alla casa editrice, la Henry Holt and Company, per cercare di bloccare la pubblicazione di ‘Fire and Fury’, il libro che con le sue rivelazioni sta facendo tremare la Casa Bianca.
Gioco d’anticipo. Con l’ingiunzione di Charles Harder, l’avvocato personale di Trump, a fermare la pubblicazione ancora per strada giudiziaria, in cerca di un magistrato, il libro era già in libreria e sul mercato internet: 5 giorni d’anticipo, prima che l’ingiunzione di un giudice potesse bloccarne la diffusione per chissà quanto tempo.
‘Fire and Fury’ è dunque acquistabile già oggi, in formato cartaceo o elettronico, a partire dalle nove del mattino, ma orario americano costa Est. Scandalo politico e business. Volume già al primo posto dei più venduti di Amazon nonostante nessuno lo abbia ancora sfogliato, grazie ai pre orders, le migliaia di prenotazioni arrivate dopo le polemiche seguite alle anticipazioni apparse sul Guardian e sul New York Magazine. La reazione di Donald Trump non si è fatta attendere. In un tweet postato poco prima della mezzanotte americana ha scritto: «.. il libro è pieno di menzogne e fonti inesistenti. Guardate al passato dell’autore, guardate a cosa succede a lui e allo sciatto Steve». Steve per Bannon, l’ex stratega della Casa Bianca che ha rivelato a Wolff i retroscena del presidente, a partire da quelli più imbarazzanti per il caso Russiagate.
Mentre lo stesso Steve Bannon, continua stupire smentendo se stesso. Soltanto il 5 dicembre scorso in Alabama, a sostegno della campagna elettorale per il senato poi risultata perdente per il candidato sostenuto da Trump, aveva definito il presidente “Un grande uomo”. Questo è finora l’unico commento dell’ex chief strategist della Casa Bianca Steve Bannon dopo che Donald Trump lo ha ripudiato pubblicamente e violentemente per le rivelazioni su di lui e sulla sua famiglia.
Nel testo, confezionato con oltre 200 interviste, Bannon si esprime in termini durissimi nei confronti del primogenito, Donald Trump Jr, e del genero Jared Kushner che, nel 2016, avrebbero incontrato alla Trump Tower un avvocato russo, Natalia Veselnitskaya, disposti ad offrire informazioni per danneggiare Hillary Clinton. Praticamente una accusa di tradimento.
Steve Bannon, che ha guidato la campagna presidenziale di Trump verso la vittoria, sapeva bene come vendicarsi e colpire il suo “capo” quando in agosto è stato cacciato da consigliere in grado di fare il bello e il cattivo tempo alla Casa Bianca, osserva Massimo Teodori sull’HuffPost. Bannon ha utilizzato nel proprio interesse gli scheletri dell’armadio di Trump a lui ben noti. A partire dal dossier dell’intelligence britannica M16 trasmesso all’Fbi e alla Cia, ritenuto attendibile con cui si ricostruiva la lunga storia dei rapporti tra Trump e la Russia. L’allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti “attenzionato” dal Kgb sovietico fin dal 1977 quando aveva sposato la modella cecoslovacca Ivana, un’attenzione che era andata crescendo con l’intelligence Fsb (il successore del mitico Kgb) nelle mani di Putin.