
Che la contesa tra i ghiacci abbia inizio. La sfida per le risorse naturali non conosce confini e l’Artico è diventato un campo di battaglia che rischia di rivelarsi scivolo per gli Stati Uniti. Infatti, la Cina e la Russia stanno cooperando nell’area per dominare il mercato del gas naturale. Mosca potenzia le linee ferroviarie per collegare il Mar Bianco agli Urali mentre nessuno ha investito come Pechino: 89, 2 miliardi dal 2012 al 2017. Resta dietro l’America anche se è ancora forte sul mercato.
Le parole di Vladimir Putin nella conferenza di fine anno esprimono una chiara ambizione, “la ricchezza della Russia crescerà con l’espansione nell’Artico”, infatti, il governo russo ha delegato il colosso statale Rosatom le principali mansioni per investire in maniera organica nell’area, inoltre, in collaborazione con la Cina sta realizzando il Yamal Lng, un progetto di produzione di gas liquefatto per un costo complessivo di 27 miliardi. L’obiettivo di Mosca è il controllo della rotta Asia-Europa che dalla Cina raggiunge Rotterdam via Artico. Una svolta epocale che abbatte i costi rispetto alla rotta tracciata dai porti cinesi fino a Rotterdam via Suez. Non manca la Total nell’operazione visto per la produzione di gas per 16,5 milioni di tonnellate entro il 2019.
L’investimento di 89,2 miliardi di dollari di Pechino su 450 miliardi che è la cifra dell’intero valore economico della regione Artica è determinante nello spostamento degli assetti strategici delle risorse. Il Dragone ha acquisito miniere in Russia, Canada e Groenlandia. Il gas rientra nell’operazione cinese di ridurre il carbone e quindi le immense emissioni nocive per favorire il gas.
Gli Stati Uniti sono ancora il primo paese per interscambio commerciale con i paesi dell’Artico ma ne guadagna meno della Russia, 790 milioni a 368 milioni per transazione. Inoltre, le restrizioni delle esplorazioni petrolifere in Alaska volute da Obama per motivi di tutela ambientale ha lasciato indietro l’America. Donald Trump punta al rilancio delle esplorazioni come nel caso dell’Eni e lancia in orbita 4 satelliti polari che monitorano lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico. In realtà, è solo una spiegazione ufficiale, di fatto i satelliti monitorano sul piano militare il comportamento della Russia che conta nella regione 425 insediamenti.