Ustica 1980, rivelazioni e dubbi

La contestazione base alle ultime rivelazioni di Andrea Purgatori sul caso Ustica, la credibilità di un vice nostromo imbarcato sulla portaerei Usa Saratoga che a 37 anni di distanza si decide a raccontare di un cacciabombardiere Usa che atterra senza i missili che aveva al decollo.
L’osservazione su ‘Geopolitica Smart Due’ del generale Roberto Bernardini: «I ricordi di un marinaio che ha fatto il militare per un breve periodo e poi è passato ad altre cose. Un marinaio che non aveva nessuna visibilità sulla portaerei ma svolgeva dei servizi accessori. Basare una rivisitazione su queste testimonianze mi sembra piuttosto azzardato».
Qualcun altro ironizza, «Pensare che possa essere rilevante la testimonianza di un marinaio a bordo di una portaerei è come pensare che un caporale della guardia ci spieghi perché Napoleone nel 1812 decise di ritirarsi da Mosca».
Infine, osservazioni di tipo ‘tecnico-militare’: «Chi conosce la NATO e le sue dinamiche sa che non tutto può essere così segreto in un’Alleanza di tante nazioni sovrane».

Un utile riassunto dei fatti certi

Il 27 giugno 1980 il volo Itavia IH870 precipitò a largo dell’isola di Ustica, in Sicilia. Nella tragedia morirono tutte le 81 persone a bordo dell’aereo. Lo scorso 8 aprile, la prima sezione civile della corte d’appello di Palermo ha stabilito che il velivolo è stato abbattuto da un missile.
Un missile lanciato da un altro aereo non identificato “che intersecò la rotta del volo” o dalla “quasi collisione” del missile con l’aereo.
Nella sentenza, la corte ha anche escluso qualsiasi altra ipotesi, quali ad esempio un guasto tecnico o la presenza di una bomba all’interno dell’aereo.

Schizofrenia giudiziaria
Ma nel gennaio 2007, la Cassazione penale aveva assolto definitivamente i generali dell’ Aeronautica militare accusati di depistaggio. Alla fine di 277 udienze, con circa 4 mila testimoni e 1 milione e 750 mila pagine di istruttoria, perizie e controperizie affidate a 11 tecnici a livello internazionale, i quali concludevano a favore dell’ipotesi di una bomba ed escludevano che la causa fosse da ricondurre a un missile.
Parafrasando il giornalista Tommaso Besozzi, che nel 1950 scoperchiò il mistero sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, possiamo dire che in questo caso di sicuro ci sono soltanto quei poveri morti.
Giustizia bifronte tra dietrologia e soldi. Se la causa riconosciuta della strage è la bomba, la responsabilità di non avere vigilato sulla sicurezza dell’aereo ricadrebbe sull’Itavia, fallita da tempo.
Se è un missile, invece, la responsabilità cade interamente sullo Stato italiano, che avrebbe dovuto prevenire ed evitare l’evento.

Cosa è successo a Ustica nel 1980?

– 27 Giugno 1980. L’aereo DC-9 Itavia IH870 in volo da Bologna a Palermo parte alle 20:08, con 113 minuti di ritardo. A bordo ci sono 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.

– Tra le 20:59 e le 21:04, i radar e le torri di controllo perdono il contatto con il volo. Solo alle prime luci dell’alba, dopo imponenti ricerche, vengono ritrovati alcune decine di miglia a nord dell’isola di Ustica i primi resti dell’aereo: tutti le persone a bordo dell’aereo sono morte.

Le ipotesi sull’incidente

– Cosa ha causato la caduta del DC-9? In assenza di prove, furono immediatamente formulate diverse ipotesi: un cedimento strutturale del velivolo; una bomba a bordo; una collisione con un aereo militare; un abbattimento causato da un missile aria-aria, un tipo di missile fatto apposta per colpire mezzo aereo attraverso un altro mezzo aereo.

La teoria del missile

– Questa teoria, solo oggi ritenuta ufficialmente veritiera dalla recente sentenza della corte d’appello di Palermo, non ha avuto riscontri dagli enti militari almeno fino ai primi anni Novanta, anche perché sul relitto non furono trovati residui direttamente riconducibili a una collisione con un missile, ma solo tracce di esplosivo.

– La teoria che il DC-9 Itavia IH870 fosse stato colpito da un missile si fonda principalmente sul fatto che nell’area tirrenica, in quegli anni, si sarebbe concentrata un’intensa attività dell’aeronautica militare da parte di diverse nazioni, fatto che ha avuto notevoli conferme.

– A supporto di questa teoria vi sarebbero i tracciati dei movimenti aerei rilevati dai radar, anche se altri strumenti di monitoraggio non hanno rilevato nella stessa area geografica una simile attività. Attività che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe visto un notevole inquinamento delle indagini a riguardo.

La teoria della bomba

– Il giorno successivo al disastro aereo, una telefonata al quotidiano italiano Il Corriere della Sera a nome dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) annunciò che il gruppo terrorista neofascista aveva fatto esplodere l’aereo con una bomba piazzata in un gabinetto del velivolo.

– La possibilità venne però rapidamente scartata: il gabinetto dell’aereo era infatti rimasto in gran parte intatto, e inoltre venne fatto notare che sarebbe stato difficile far esplodere in volo con una bomba un aereo partito con quasi due ore di ritardo e la cui permanenza in aria sarebbe durata meno di un’ora.

Perché potevano esserci aerei militari

– L’abbattimento del volo da parte di un aereo militare – un episodio da simil-scenario bellico – non è un fatto apparentemente motivato in una rotta destinata agli aerei civili in un Paese non in guerra come era l’Italia nel 1980.

– Tuttavia, in quegli anni, una guerra non pubblicamente o ufficialmente dichiarata – simile e collegata alla guerra fredda – era in corso. I protagonisti erano l’Italia, Malta, la Libia, la Francia e gli Stati Uniti, per citarne alcuni.

– Al centro di essa: il controllo dei giacimenti petroliferi del Mediterraneo, la sfera d’influenza di Malta, che si era allontanata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, per tenere una posizione di neutralità, avvicinandosi inizialmente alla Libia, guidata all’epoca dal Colonnello Gheddafi, e dopo contrasti con quest’ultima all’Italia, che nei primi anni Ottanta svolgeva a tutti gli effetti un ruolo di potenza regionale nell’area del Mediterraneo.

– Oltre a queste ragioni, va tenuto conto che l’area del Tirreno meridionale era usata dalla Nato per esercitazioni militari, e che in quegli anni numerosi aerei da combattimento libici vìolarono lo spazio aereo italiano per spostarsi da alcune basi situate in Jugoslavia dove ricevevano ordinaria manutenzione.

– In questo scenario, sappiamo per certo che si verificarono scontri armati nei cieli e nei mari di quell’area geografica: pochi giorni dopo l’episodio di Ustica, ad esempio, fu ritrovato nei monti della Sila, in Calabria, un caccia libico abbattuto.

– Non a caso, nel 2013 la Francia ha dichiarato che aveva due portaerei schierate nel Mediterraneo la notte della strage di Ustica, che nel 1980 partecipavano in una missione di squadra insieme alla portaerei statunitense USS Saratoga.

– A conoscenza di questo scenario, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga dichiarò che ad abbattere l’aereo era stato un missile aria-aria a risonanza francese diretto a colpire un aereo libico con a bordo il dittatore Gheddafi.

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