
Immediata, e dura, la reazione del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Legge e giustizia, il partito di maggioranza guidato da Jaroslaw Kaczynski e vicinissimo al premier euroscettico nazionalista ungherese Viktor Orbán).
“Deploriamo la decisione di Bruxelles, è una decisione politica adottata per punire la Polonia a causa del suo rifiuto di accogliere profughi o migranti musulmani”, ha detto la portavoce ed ex premier Beata Mazurek, aggiungendo: “Ma siamo sicuri che l´Ungheria ci salverà”.
Già, perché per arrivare alla punizione minacciata dal governo europeo, serve una impossibile unanimità.
Una minima differenza di tono dal nuovo premier Morawiecki: “La Polonia si prende cura dello Stato di diritto come la Ue, non un minimo di meno”. Falchi e colombe nel governo polacco, ma comunque, scontro con l´Unione europea di durezza mai raggiunta prima da parte del più importante membro orientale. Un Paese che cresce, ma che sembra dimenticare che un terzo della crescita media del prodotto interno lordo viene dai fondi di coesione europei.
Sotto accusa le ultime leggi passate dalla maggioranza a Varsavia. In particolare la riforma della Giustizia, che di fatto abroga l´indipendenza del potere giudiziario e lo sottomette al potere politico, al contrario che in ogni vera democrazia. Il ministro della Giustizia diventa automaticamente procuratore generale e ha mano libera nella nomina di giudici ordinari e di membri della Corte suprema e del Tribunale costituzionale.
Discussa anche la riforma delle strutture elettorali, togliendo potere agli organi indipendenti di controllo e verifica del risultato di una qualsiasi elezione a vantaggio dei funzionari governativi. Terzo ma non ultimo, settimane fa il governo aveva tollerato e poi elogiato come “grande manifestazione patriottica” un enorme corteo di sessantamila estremisti di destra con simboli ultrà fascistoidi e slogan antisemiti, antimigranti e antieuropei.
La Polonia governativa sembra decisa a non piegarsi, contando sull´intesa crescente con gli altri paesi riuniti nel Gruppo di Viségrad, Polonia Cechia Slovacchia Ungheria. Varsavia conta esplicitamente nell´aiuto del premier magiaro Viktor Orbán per rompere l’unanimità sulla proposta di penalità della Commissione.
Ma in questo caso, chi conosce bene le regole Ue, se come è probabile almeno 22 paesi membri dell´Unione su 28 approveranno la condanna delle asserite violazioni dei principi dello Stato di diritto, allora la Commissione potrà comunque andare avanti nella procedura. E a quel punto per il popolare e potentissimo Jaroslaw Kaczynski, per il suo establishment, e per i suoi alleati nell´Est dell´Unione, che tutti contano forse anche sulla simpatia di nazionalconservatori e populisti dell´Europa occidentale, la situazione potrebbe diventare molto piú scomoda e difficile. Anche con contestazioni o dubbi e riserve, da non escludere all´interno del partito di maggioranza al potere a Varsavia.