
Il presidente russo Vladimir Putin ha ringraziato personalmente Donald Trump per le informazioni condivise dalla Cia riguardanti una cellula legata all’Isis pronta a commettere un attacco in Russia, a San Pietroburgo. L’FSB, il servizio segreto della Federazione Russa, è così riuscita ad arrestare sette membri di una cellula che pianificava un attacco suicida in aree affollate di San Pietroburgo. Stessi fatti letti dal Washington Post: «The White House did something very unusual Sunday...». ‘La Casa Bianca ha fatto qualcosa di molto insolito domenica, rendendo noti i dettagli di una chiamata tra il presidente Trump e il presidente russo Vladimir Putin, includendo informazioni sull’intelligence statunitense che erano state condivise per sventare un complotto terroristico in Russia’.
Come osserva David Filipov di The Post, i capi di governo in genere non divulgano le condivisioni dell’intelligence. Domanda sottintesa, perché questa volta sì? Espressione americana splendida: «With the cat out of the bag», ‘con il gatto fuori dalla borsa’, -i nostri buoi ormai scappati dalla stralla- la Casa Bianca ha confermato la chiamata tra i due leader e poi ha rilasciato una lettura «very Trump-y readout of it», lettura ‘alla Trump’. «Mentre la Casa Bianca è generalmente riluttante a dare dettagli delle chiamate con i leader stranieri -spesso ne scopriamo di più da paesi come la Russia e la Cina, ironizza il WP- questa volta ha incluso molti dettagli su quanto sia bello questo particolare episodio di intelligence». le cose meravigliose potevano venire da un’alleanza Russia-Usa, è la conclusione maliziosa.
Il presidente Putin ha esteso i suoi ringraziamenti e le congratulazioni al direttore della CIA Mike Pompeo. Il presidente Trump rincorre, chiama il direttore Pompeo per congratularsi con lui, e con l’intera comunità dei servizi segreti «per un lavoro ben fatto!». Eccezionale quel punto esclamativo alla fine. Mai accaduto nei comunicati della Casa Bianca, ma usato spesso nei tweet di Trump. Ultimo episodio di una relazione molto complicata tra i due leader, scrive il WP. E qui torna un’altra espressione idiomatica americana: «Was this Putin getting out in front of the White House to try to put Trump in a box?». Più o meno, un Putin che prova mettere Trump in una scatola, spingerlo, sollecitarlo. La questione delle sanzioni alla Russia ancora recentemente confermate dal Congresso.
Quella strana relazione. Considerazione politica finale di Aaron Blake sul Washington Post, la gazzetta che riuscì a far dimettere Richard Nixon sul caso Watergate e che ora, a quasi cinquanta anni di distanza dalla mitica inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein, ci riprova con Donad Trump insistendo sul Russiagate.
«O i due paesi hanno deciso che questa informazione potrebbe aiutare a vendere una relazione più forte con un Congresso scettico? Ad ogni modo, la lettura è ancora un altro strano capitolo in una strana relazione».
«Or did the two countries decide this piece of information might help sell a stronger relationship to a skeptical Congress? Either way, the readout is yet another weird chapter in a weird relationship?».