
Il cambio della guardia ai vertici dell’amministrazione Trump e della sua politica estera è pronto, scrive la stampa internazionale più accreditata. Il Segretario di Stato Rex Tillerson verrà presto sostituito dal direttore della Cia Mike Pompeo, una scelta che rischia di gettare nello scompiglio il mondo diplomatico americano e internazionale già scosso dalle molte intemperanze della Casa Bianca. La poltrona di Pompeo alla guida dell’agenzia spionistica per eccellenza, dovrebbe essere affidata un nuovo arrivato, il senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton.
Non era un mistero che i rapporti tra Trump e Tillerson fossero avvelenati da tempo, con il presidente che aveva denigrato o sminuito pubblicamente gli sforzi diplomatici del suo Segretario di Stato, persino sulla delicata crisi con la Corea del Nord. Altro grave scontro interno era avvenuto sull’accordo nucleare internazionale con l’Iran come su quello climatico di Parigi, difesi da Tillerson e avversati da Trump. Tillerson avrebbe apostrofato Trump come un «moron», un imbecille, un deficiante, davanti ai collaboratori; Trump ha definito Tillerson un «perditempo».
Tra un imbecille e un perditempo, Tillerson si era prestato all’agenda di repulisti della diplomazia voluta dall’amministrazione Trump, che ha falciato i ranghi dei funzionari senior, che richiedono nomina politica, lasciando il Dipartimento di Stato svuotato davanti alle sfide globali. Con lui, Tillerson-Trump, il budget di Foggy Bottom -la loro Farnesina- è stato decimato e duemila diplomatici di carriera sono stati cacciati. Tillerson era comunque il volto moderato e più accettabile in un governo apparso spesso in stato confusionale, a preoccupare anche i Paesi amici.
Tillerson, veterano amministratore delegato del colosso petrolifero Exxon Mobil, una collaudata abilità nel gestire rapporti con capi di Stato stranieri ostici oltre che alleati. Successione e tensioni permanenti alla Casa Bianca che ora preoccupano operatori politici ed economici e interi governi, viste le fitte agende sul tavolo a Washington, dal commercio al terrorismo, dai rapporti con Cina e Russia al Medio Oriente, dall’immigrazione alla sicurezza, dal clima alla Nato, rileva il Sole 24Ore. Casa Bianca assediata da scandali e a caccia di fedeltà, sceglie la diplomazia Cia.
Tre cinguettii, dannato vizio di Trump, e l’ambasciatore britannico a Washington, sir Kim Darroch, ha dovuto esprimere la “preoccupazione del suo governo”. Mai accaduto prima, un gesto davvero forte per due Paesi finora così vicini, la ‘sponda europea degli Stati Uniti’, sopratutto ora che è Braxit. I fatti: Trump rilancia via twitter tre filmati di un gruppo razzista britannico su presunte violenze da parte di musulmani. Per giunta filmato taroccati. L’imprudente Trump, ripresa da Theresa May, non sopporta e rilancia quasi insultante. Problemi caratteriali che fanno diplomazia.
“Con gli Stati Uniti abbiamo un ottimo rapporto – ha detto Theresa May parlando con i giornalisti ad Amman, in Giordania – ma questo non vuol dire che ho paura di criticare l’amico americano se fa qualcosa di sbagliato. In Gran Bretagna prendiamo l’estremismo anti islamico molto sul serio e Britain First è un’organizzazione che soffia sul fuoco”. Alla domanda se pensa che Trump sia un sostenitore dell’estrema destra ha però preferito non rispondere. E ha confermato l’invito ufficiale da fatto al presidente l’anno scorso. Mapartiti ed opinione pubblica britannica si stanno rivoltando.
Nessuno riesce a contenere l’esuberante politica, apparentemente senza direzione, di Donald Trump, scrive Ugo Tramballi sul Sole24. Problema chiave, «il rifiuto di Donald Trump di voler essere il presidente degli Stati Uniti che abbiamo conosciuto fino ad ora, fondato su una incrollabile volontà di smontare il sistema in nome dell’isolazionismo. L’idea di un’America di nuovo grande pensando solo a se stessa. Tillerson ha provato e spiegare che la ricchezza e il primato americano erano il frutto del sistema globale, dell’internazionalismo che Washington aveva creato.
Il problema -sempre Tramballi- è che «ciò che serve davvero all’America per essere grande è fuori dai suoi confini». Guidare il dipartimento di Stato, dialogare con gli alleati e negoziare con gli avversari affrontando quotidianamente le difficoltà della diplomazia. Ma Tump ha per istinto comportamenti da potenza del XIX secolo. Nel frattempo a conquistare credibilità politica internazionale è la Russia. «Mentre la Cina è già una grande potenza moderna, con la sua via della seta, è un geniale strumento di conquista dei mercati: il passo precedente del predominio geopolitico».