
Siti web e blog pseudo informativi per inventare balle a scapito degli avversario politici.
Le notizie false in politica non smettono di essere notizie per il fatto di essere false.
«Una falsa notizia – scriveva nel 1921 lo storico Marc Bloch – nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita». Un saggio ispirato alla sua esperienza nella Prima guerra mondiale, ma il fenomeno è molto più antico. Alessandro Zaccuri, su Avvenire, fa partire le attuali «fake news» addirittura dall’antica Grecia.
Da Tucidide nel primo libro della Guerra del Peloponneso, e il sospetto tradimento del generale spartano Pausania, accusato da una sua presunta lettera. Vera, non vera?
La verosimiglianza del documento ha la meglio sulla sua veridicità incerta, e la testa di Pausania lascia il suo collo.
Da Tucidide a Julian Assange per andare molto veloci. Dove Wikileaks di oggi vorrebbe apparire la negazione stessa della falsificazione. Ma la rivelazione del segreto non garantisce affatto la veridicità di quanto rivelato. Ed eccoci al Russiagate e a infinite dietrologie assortite, spezzoni di verità possibili assieme ad altrettante possibili bugie. E per uccidere la verità a volte basta una sola goccia di veleno-bugia.
In materia, tradizioni di inganno doppie o triple con giravolta carpiata, dalla disinformazia di origine sovietica alla propaganda hollywoodiana statunitense.
Poi, il ‘meteorite web’ che è esploso sul pianeta giornalismo rendendo in via di estinzione gli ultimi dinosauri dell’informazione tradizionale, volatile o stampata che sia. Ne ha scritto l’ottimo giornalista di Le Monde Ignatio Ramonet, ne ha scritto di Francesco Nicodemo, col polemico titolo di ‘Disinformazia’.
Tutti a riconoscere che Facebook e compagni sono un acceleratore formidabile, ma il punto di partenza rimane quello indicato da Bloch: si crede a quello in cui già prima si voleva credere.
Pierluigi Battista, sul Corriere della sera, a destra per vocazione, prende come sempre posizione ‘contro’ e per questo vale sempre la pena dei leggerlo (raramente di condividerlo).
Lui parte dalle polemiche dell’attualità: «Dire che anche i successi dei grillini parlano segretamente in russo significa condannarsi all’incomprensione perenne». E nel ricordare che la propaganda esiste da quando esiste la società di massa, suggerisce di rileggere gli scritti di Elias Canetti e José Ortega y Gasset sul ruolo dell’emotività nelle scelte politiche delle masse. Quando ancora non avevano inventato i social.
Rischi di interesse privato in atti d’ufficio, la citazione di un libro ormai ampiamente fuori mercato, per gli eventuali amatori reperibile solo via Internet, forse.
«Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush, la verità sulla bugie di guerra», Ennio Remondino, Rubettino editore.
Già il titolo, -da Omero a Bush- saltando ben due presidenti Usa, data il piccolo volume a dieci anni fa. Qualche guerra recentissima persa, ma la sostanza resta.
Solo un breve citazione per rimanere al tema delle bugie che oggi ci impongono di chiamare Fake News.
Nel prologo proponevo una sorta di viaggio. Ripercorrere alcune delle strade più incerte della Storia, a caccia di bugie. Anche perché farlo sulle strade della cronaca, è lotta quotidiana quasi sempre perdente.
La guerra come fonte assoluta di menzogna, sempre, e i suoi cantori e cronisti a coprirne gli imbarazzi. Sino alla televisione,”strumento primario oggi di ogni racconto, bello o brutto che sia”, dicevo allora, prima dello strapotere del web.
Guerre, bugie, cantori e imbarazzi. Se sostituite guerra con politica, l’attualità c’è tutta.