
Strage cercata con meticolosa ferocia, nei dettagli, azione di guerra per sterminare più persone possibile. Mostruosità oltre l’immaginabile di un islam folle che si fa giudice di Allah nel decidere la vera fede, solo la sua. I numeri della strage sono ancora incerti. Dal caos dei soccorsi sappiamo di oltre 200 morti e centinaia di feriti, senza avere certezza di nulla.
Bersaglio la moschea di al-Rawdah, nel villaggio egiziano di Bir al-Abd, nella penisola del Sinai. Secondo la più diffusa e credibile ricostruzione, si è sìtrattato di una vera e propria azione militare: un gruppo armato ha aperto il fuoco sui fedeli riuniti per la preghiera del venerdì, mentre un kamikaze si faceva saltare in aria.
Secondo fonti locali la moschea era nota per l’adesione al sufismo, branca dell’Islam considerata dai gruppi jihadisti sunniti una forma di apostasia.
La Penisola del Sinai è da anni teatro di attacchi alle forze di sicurezza e attentati contro la popolazione civile, da parte di gruppi jihadisti di diversa affiliazione – per lo più legati ad Al Qaeda e Isis – che controllano ampie aree del territorio.
Dal 2014 il presidente egiziano al-Sisi ha dichiarato in Sinai lo stato di emergenza, allargato all’intero paese lo scorso marzo dopo gli attentati contro chiese copte la domenica delle palme.
La moschea colpita è frequentata dalla tribù Sawarka, la maggiore del nord del Sinai e, in generale, conosciuta per la sua collaborazione con l’esercito e le forze dell’ordine nella lotta contro l’Isis, riferiscono fonti locali alle agenzia di stampa internazionali.
L’Isis in Egitto ha attaccato molte volte chiese cristiane copte ma questo è il primo attacco di queste dimensioni contro una moschea. Lo Stato islamico considera miscredenti, kuffar, anche i musulmani, pure sunniti, che si schierano con i regimi laici, definiti apostati. Va ricordato che il presidente Abdel Fatah al-Sisi è salito al potere nell’estate del 2013 dopo aver deposto il presidente islamista Mohammed Morsi, legato ai Fratelli musulmani.
Isis, il 19 gennaio scorso, sempre nel Sinai, aveva decapita un maestro sufi, il ‘Shaikh’ di dottrine islamiche Saleh Greir. L’uomo era stato sequestrato davanti alla propria abitazione ad Al Arish dal braccio egiziano dell’Isis, gli ex “Ansar Beit el-Maqdis”, precisano le fonti. Isis, ciò che ne rimane, continua ad intimidire le popolazioni del nord-est del Sinai per scoraggiare una loro collaborazione con le autorità egiziane. Gli Ansar, ricordano le fonti egiziane, uccidono le persone sospettate di aver collaborato con l’esercito. Il sufismo, versione mistica dell’islam, corrente di fede seguita nella moschea della strage, tende a preservare la comunità islamica da un irrigidimento della fede e da un letteralismo arido e legalistico. Esattamente il contrario dell’integralismo wahabita dell’Isis.