La ferocia nazista dell’Isis nelle fosse comuni scoperte

Mano a mano che l’Isis si squaglia e che le coalizioni anti-Califfo avanzano, riemergono gli orrori di una guerra, quella siro-irakena, che i fondamentalisti hanno combattuto con inusitata ferocia, sterminando tutti coloro che capitavano loro a tiro, compresi un numero elevato di incolpevoli civili. La notizia di ieri è che nei pressi dell’aeroporto militare di Hawija (nord dell’Irak) è stata scoperta una fossa comune con 400 cadaveri. Tutti uccisi dagli uomini del Califfo, con esecuzioni sommarie.

Hawija è stata sotto il controllo dello Stato Islamico fino al mese scorso, quando è stata rioccupata dai regolari irakeni e da milizie curde. Il ritrovamento della fossa non coglie di sorpresa le Cancellerie, perché già da alcuni anni circola un report agghiacciante dell’Associated Press, sulle esecuzioni di massa ordinate dal Califfo. Nel documento si leggono testimonianze sconvolgenti. “Il ragazzo se ne stava nascosto nel greto di un torrente – è scritto nel report – mentre i jihadisti gli ammazzavano i parenti a sangue freddo. Uno dietro l’altro”.

I miliziani dell’Isis sparavano senza sosta e un bulldozer stava in attesa di coprire di terra i corpi martoriati di tante vittime innocenti. Eliminate con la stessa agghiacciante “professionalità” con la quale le “Einsatzgruppen” dei nazisti, guidate da Himmler e organizzate da Heydrich, si sbarazzavano di ebrei, prigionieri di guerra russi e altri “untermenschen”, uomini, donne e bambini che, per i gerarchi di Hitler, erano solo “esseri inferiori”. Lo studio dell’Associated Press scoperchia una botola che nasconde segreti terribili. Inimmaginabili.

E, d’altro canto, chi ha combattuto finora una guerra belluina, chi uccide senza alcun senso logico ignari passanti nelle strade di Europa e America, chi è arrivato a toccare vette di orrore animalesco, sparando anche sui disabili, non poteva lasciarsi impietosire da poveri pastori e contadini fatti inginocchiare con le mani legate dietro la schiena. Né poteva qualche palata di terra nascondere la vergogna di una ferocia che infanga tutto l’Islam. Anche quello “clemente e misericordioso “, che pure esiste e predica comprensione tra i popoli e verso i più deboli.

Così gli inviati di AP hanno voluto vederci chiaro, cercando di abbozzare una prima “contabilità della morte”. Hanno individuato oltre settanta fosse comuni, scavate dalle milizie del Califfo per seppellire i loro misfatti. I morti? Impossibile essere precisi, anche se l’agenzia di stampa fa oscillare il numero dei corpi già individuati tra i 5 e 15 mila. Beninteso, solo nei siti già scoperti. Il timore, a guerra finita, è che un’inchiesta più accurata porti il numero dei seppellimenti (ma sarebbe meglio parlare di “interramenti”), tra Irak e Siria, a diverse centinaia.

Come nella lugubre montagna di Sinjar, dove lo Stato Islamico ha sterminato gran parte della minoranza Yazida, scaraventando i cadaveri in molte fosse comuni che hanno reso il sito un macabro colabrodo. Ma la paura è ancora tanta e i superstiti, finora, non hanno avuto il coraggio di cominciare a scavare per dare una degna sepoltura ai loro morti. Qualcuno, ancora terrorizzato dai “cani sciolti” del Califfo, passa addirittura davanti alla fossa dove sono stati sotterrati i corpi dei suoi due figli. Ma non ha il coraggio di fermarsi.

L’Onu ha parlato di genocidio e, senza dubbio, di questo si tratta, perché le vecchie ruggini etniche si mischiano alle cervellotiche motivazioni religiose. Essere buoni musulmani non vuol dire niente per i seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi. Né vogliono sentir parlare di un Allah “clemente e misericordioso”, preferendo ispirarsi, invocando il “principio di abrogazione “, a quelle sure del Corano che, secondo le loro menti accecate dal fanatismo, giustificherebbero l’eliminazione del nemico, dei “kafir” (eretici e infedeli), come altri islamici moderati, glii sciiti e, naturalmente, i “crociati”. Cioè noi.

Lo studio dell’Associated Press è inquietante, perché vi si afferma, senza mezzi termini, che è praticamente incalcolabile il numero delle fosse comuni di cui l’Isis ha riempito tutta la regione siro-irakena. Come dimostra la stessa scioccante scoperta del sito di Hawija. Di altri massacri, come quello di Badoush, in cui furono scannati oltre 600 detenuti, si ha notizia attraverso immagini riprese dai satelliti. Certo, la maggior parte degli eccidi resterà impunita, anche se il governo di Baghdad qualche sassolino dalla scarpa se l’è tolto, impiccando 36 jihadisti ritenuti tra gli autori della strage di Camp Speicher, dove furono uccisi a freddo 1700 soldati irakeni, che erano stati presi prigionieri.

Certo, le stragi sono anche figlie di una diplomazia occidentale strabica, pronta a sostenere le “Primavere arabe“ solo per i propri tornaconti, con il risultato di mettere in subbuglio tutto il Medio Oriente. Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra

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