Libano venti di guerra, fuga sospetta di premier e sauditi

L’Arabia saudita ordina ai suoi cittadini di lasciare immediatamente il Libano

«Lasciate subito il Libano». L’Arabia Saudita ha ordinato ai suoi connazionali di abbandonare il territorio libanese in seguito alla crescenti tensioni degli ultimi giorni. Nel breve comunicato diffuso dall’agenzia di stampa Saudi Press c’è anche un ‘warning’ a non mettersi in viaggio verso il Paese dei cedri. L’avviso segue un altro avvertimento emesso dal Bahrein il 5 novembre scorso, che chiedeva ai suoi cittadini residenti in Libano di partire immediatamente e “avere massima cautela”. Beirut accusa i sauditi di aver spinto il premier libanese alle dimissioni e trattenerlo con la forza.

Il governo libanese è convinto che il premier Saad Hariri sia costretto a restare in Arabia Saudita, dove sabato scorso ha annunciato le sue dimissioni in un discorso trasmesso dalla tv saudita Al-Arabiya. Lo riferisce la Stampa, da fonti arabe. Un alto funzionario governativo avrebbe rivelato che le autorità di Beirut stanno già consultando altri leader arabi per far pressione sul principe ereditario Mohammed bin Salman perché lasci libertà di movimento al primo ministro. La tensione fra i due Paesi è tale che Riad ha ordinato ai suoi cittadini di lasciare il Libano “immediatamente”.

Hariri ha incontrato oggi a Riad l’ambasciatore francese e il capo della missione dell’Ue e ieri è andato ad Abu Dhabi in visita all’Emiro. Ma a Beirut sono convinti che in realtà non possa lasciare Riad liberamente. Altre fonti vicino all’entourage del premier hanno aggiunto che i sauditi “gli hanno ordinato di restare a Riad e di leggere le sue dimissioni alla tv”. «Tenere Saad Hariri con una ristretta liberà di movimento è un attacco alla sovranità libanese: la nostra dignità va difesa, stiamo lavorando con Stati stranieri affinché sia permesso al premier di tornare a Beirut». Da Riad silenzio.

I media libanesi hanno avanzato dubbi fin da sabato. Il viaggio improvviso in Arabia Saudita è avvenuto senza l’entourage che accompagna di solito il premier, che ha portato con sé soltanto due guardie del corpo. Il discorso su Al-Arabiya non è stato tenuto nella sua residenza privata di Riad ma in un luogo non identificato. Il discorso non era scritto da lui o dai suoi collaboratori ma da qualcuno che parla l’arabo del Golfo (i politici arabi usano nelle comunicazioni ufficiali l’arabo classico contaminato dall’arabo colloquiale locale, e il discorso di Hariri era diverso dal suo solito).

L’Arabia Saudita nega tutto e sottolinea la fitta agenda di incontri del premier in questi due giorni. Ma il presidente libanese Michel Aoun starebbe consultando i leader regionali, secondo la tv di Hezbollah al-Manar, “per risolvere il mistero” e far tornare in patria il premier. Il presidente rifiuta di accettare le dimissioni del governo finché Hariri non gli spiegherà di persona i motivi del suo gesto. Nel suo discorso di sabato Hairi aveva attaccato l’Iran e l’alleato sciita libanese, Hezbollah, per le loro interferenze nel Libano e l’influenza di Teheran negli affari degli altri Stati mediorientali.

Tehran ha respinto questa tesi e ha presentato denuncia formale al Consiglio di Sicurezza Onu. Il presidente iraniano Rouhani ha accusato Riad di fomentare l’ostilità in Yemen, di rafforzare la posizione del sedicente Stato islamico e di aver orchestrato le dimissioni del premier libanese. Hariri è il politico sunnita più influente in Libano, vicino al regno saudita. Da dicembre 2016 è alla guida dell’esecutivo e la coalizione di governo comprende anche Hezbollah. L’annuncio delle dimissioni ha esaltato la contrapposizione tra i sunniti sostenuti dai Sauditi e gli sciiti dall’Iran.

Nei giorni scorsi la denuncia dell’ex ambasciatore Usa in Israele, Shapiro, di pressioni saudite su Gerusalemme a sollecitare un intervento militare in Libano contro Hezbollah e l’influenza di Teheran.

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