Isis perde gli ultimi bastioni: lo ‘Stato islamico’ non c’è più

‘Stato islamico’ senza più territorio

Con la caduta di Deir Ezzor e al Qaim, ultimi bastioni jihadisti in Siria e Iraq, l’Isis come ‘Stato Islamico’ de facto non esiste più, se si esclude Albu Kamal, un piccolo centro urbano sul lato siriano della frontiera tra Siria e Iraq ancora in mano degli uomini di Abu Bakr al Baghdadi, oltre ad alcune zone desertiche non abitate della provincia di Deir Ezzor. Una questione di giorni e la frontiera tra la Siria e l’Iraq tornerà sotto il controllo pieno delle autorità di Damasco e Baghdad.
La vittoria a Deir Ezzor annunciata ieri dell’esercito siriano con la liberazione di tutta la città sull’Eufrate, è coincisa con l’ingresso delle forze amate irachene ad Al Qaim, ultima roccaforte dei jihadisti vicina al confine con la Siria. E i due Paesi, alleati tra di loro e dell’Iran, torneranno a comunicare regolarmente con enormi vantaggi strategici, militari ed economici.

Un scenario che certo non piace all’Amministrazione Trump e ai suoi principali alleati nella regione, Israele e Arabia saudita, che nelle ultime vittorie delle truppe siriane e irachene leggono il ricostituirsi sul terreno del demonizzato ”Asse sciita” sotto il comando dell’Iran. Asse che parte da Tehran, passa per Baghdad e Damasco, e arriva fino al Libano del sud, di fatto controllato dal movimento Hezbollah.
Dietro le quinte però Washington sembra rendersi conto che deve fare i conti con la realtà, a cominciare dalla solidità del potere del presidente Bashar Assad in Siria, rileva Michele Giorgio, su il Manifesto. Un funzionario dell’intelligence Usa sarebbe in visita ‘segreta’ a Damasco, riferiva ieri il quotidiano libanese Al Akhbar. Contatti in corso tra la Cia e i servizi di sicurezza siriani.

Intanto ieri, mentre i siriani festeggiavano la riconquista di Deir Ezzor e di altre porzioni di ha rischiato di precipitare. Un attacco di An Nusra contro il villaggio druso di Khader, sul versante siriano del Golan ma a soli tre chilometri dalle linee israeliane. Tel Aviv ha fatto sapere di essere pronta ad intervenire con suoi soldati per «proteggere e portare soccorso agli abitanti». Israele come protettore dei drusi siriani nella regione a ridosso del Golan, in alternativa alle autorità di Damasco.
L’ingresso di truppe israeliane in territorio siriano darebbe il via a una immediata escalation militare. La tensione tra i due Paesi è già alta a causa dei raid aerei israeliani in territorio siriano contro presunti convogli di armi destinate, secondo Tel Aviv, agli Hezbollah libanesi alleati di Damasco.

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