
Ho conosciuto persone straordinarie nel corso della vita. Intelligenti, innovative, sovversive capaci di rivoluzionare con il loro sguardo mai banale la realtà. Con mitezza, mettendo nel rapporto con l’azione la forma più alta di generosità, l’attenzione. L’attenzione per le ragioni dell’altro, la cura dell’ascolto, la meraviglia della gentilezza.
Ho avuto a che fare con persone gentili e nel contempo ferme, dotate di una forza e di un coraggio senza eguali, perché etico. Persone sorridenti, con alle spalle una storia potente. Comandanti partigiani che hanno combattuto i nazisti sul campo di battaglia, capaci di ascoltare il proprio interlocutore in silenzio fino all’ultima sillaba. Per capire le ragioni dell’altro.
Ho frequentato artisti, musicisti, pensatori, poeti, persone che la rivoluzione l’hanno fatta con le armi in pugno, non per finta da imboscati del buon senso. Maestri, in grado di esserlo perché sempre pronti a imparare una cosa nuova. Disposti al dialogo, senza le barricate dovute alle paure che vengono dalla diversità di opinione. Persone di grande spessore e talmente impolitiche, in una società violenta e basata sulla prevaricazione, da porre una “questione morale” con il loro esempio, con la loro stessa vita.
Non sempre sono stato fortunato, ho avuto a che fare anche con personaggi tracotanti, dotati di bassissima autostima e quindi feroci nei confronti del prossimo. Con l’arroganza che sprizza da tutti di pori di chi possiede un minimo di potere e di riconoscibilità mediatica. Intelligenze mediocri, ma votate al successo. Brillanti e capaci (questo sì). Con un’attenzione verso gli altri uguale a zero, prepotenti perché solo la prepotenza crea vantaggio. Distruggendo il bene comune, il senso collettivo di giustizia che dovrebbe invece essere alla base dell’idea di cittadini della polis.
Sono i vincenti del tempo. Ma è tutta apparenza e non mi hanno mai affascinato. Il mondo pullula di portaborse che sognano e vivono in funzione del momento in cui avranno chi porterà la loro. Con tutto quello che discende da questa distorsione dei rapporti umani.
Le persone miti, capaci di gentilezza, rappresentano l’unica soluzione alla bruttezza dell’epoca. Perché spiazzanti, operano per un futuro in cui prevalga un’etica del discorso e della responsabilità, contro l’attitudine all’ululato e all’indifferenza. Sovversivi perché minano il senso dei rapporti di forza e potere con la semplice arma del sorriso, col temibilissimo insegnamento dell’ascolto, del tacere prima di parlare. Del conflitto come forma di relazione; imparando a dire no, a non accettare passivamente ma a discutere. Dove la disputa che contenga il reciproco riconoscimento dei partecipanti è il modo per comprendere e per conoscere. Quindi per giungere alla trasformazione, di sé, delle proprie idee, della realtà dell’abitare, del mondo.
Non conosco il futuro, ma mi piace semplificare i concetti e usare una parola che recentemente ha avuto anche un suo successo mediatico: discontinuità. Quindi, se quello che vediamo e viviamo si basa su una teoria dell’arroganza ignorante, se per farsi vedere tosti occorre camminare come gibboni appena scesi dagli alberi, rivendicare il concetto delle palle applicato a tutto, dallo sport al videogame, diciamo: viva la discontinuità. Che poi è sovversione dei luoghi comuni e del modo mediatico di vivere.
Questo è un elogio alla mitezza e del conflitto come valore di resistenza e relazione. Quindi della rivoluzione.