
Prove di guerra Usa nei cieli coreani. Due bombardieri strategici Usa B-1B hanno volato ieri con i jet di Seul nei cieli della penisola coreana, a ridosso del 38° parallelo, sfiorando la Corea del Nord. Secondo il Comando di Stato maggiore congiunto di Seul, i supercaccia Usa hanno simulato un attacco aria-terra sul mar del Giappone con due jet militari sudcoreani F-15K. Esibizione di forza, versione Usa; provocazione versione Pyongyang.
I militari Usa hanno confermato le manovre notturne precisando che i bombardieri ‘Lancers’, hanno avuto simili attività anche con l’Aeronautica nipponica, altro bersaglio delle prove missilistiche nord coreane.
Per la prima volta, quindi, i B-1B e le forze aeree di Seul e Tokyo hanno avuto prove congiunte nell’area Indo-Asia-Pacifico, e non è un messaggio a caso. Il mese scorso i B-1B americani avevano volato vicino alla costa orientale della Corea del Nord, in una prova aerea notturna tutta americana che, secondo l’intelligence di Seul, non era stata rilevata dalle forze di Pyongyang.
Verifica ‘tecnica’ su quanto i B-1B siano davvero ‘stealth’, invisibili, su quanto i radar e la contraerea nord coreane siano efficienti. E poi, proclamare il successo (vero o falso) per farlo sapere agli avversari.
Qualcuno li chiama cybermercenari ‘al soldo di Pyongyang’, mentre gli hacker di parte avversa sarebbero invece nobili cyberspie. Il problema è che gli hacker dei ‘cattivi’ sembrano assere molto più abili di quelli dei ‘buoni’, visto che sarebbero entrati negli archivi militari di Seul. E scoperto anche il progetto per uccidere il leader. Un anno fa, questi ‘cybermercenari’ a sarebbero penetrati anche nelle reti della Difesa sudcoreana sottraendo 235 gigabyte di dati, con molti documenti classificati sulle risposte militari di Corea del Sud e Usa.
Incluso il Piano Operativo 5015, progetto su come eliminare Kim Johìng-un e i vertici poliotico militari del regime nord coreano.
È dal 2009 -sostengono gli Usa- che la Corea del Nord compie «cyber offensive». Negli ultimi tempi i ‘cybermercenari’ di Pyongyang -fra i 1800 e i seimila- avrebbero puntato su altri bersagli. Azioni mirate a fare cassa per sostenere il regime soffocato dalle sanzioni. ‘Cybercrimine’, sempre terminologia Usa, con imprimatur statale, orchestrato dall’Unità 180 dei servizi segreti militari, l’Rgb. Clamoroso il furto da 80 milioni di dollari alla Banca del Bangladesh nel 2016 – altri contro banche polacche e asiatiche- colpi attribuiti alla Corea del Nord. Peggio ancora, l’infezione globale Wannacry, che lo scorso maggio ha bloccato aziende e ospedali in molti Paesi. Qualche indizio, nessuna prova.
Dalla Russia intanto, segnali preoccupati. L’avvicinamento della Marina americana, guidata dalla portaerei Ronald Reagan, alla penisola coreana può rischiare di passare come una provocazione, ha detto in un’intervista a Ria Novosti il direttore del dipartimento Nord America del ministero degli Esteri, Gregory Borisenko.
«Se alle coste nordcoreane si avvicinano le navi americane con a capo la Ronald Reagan e cominciano a navigare nei dintorni, si rischia la provocazione. La situazione è molto pericolosa, ci ha molto preoccupato, anche perché noi confiniamo con la Corea del Nord. Abbiamo parlato con gli americani più volte, chiedendo loro di risolvere il problema esclusivamente con mezzi politico-diplomatici».
Sempre Borisenko -nota dell’agenzia Sputnik- precisa che comunque la controparte russa continua a lavorare con i colleghi americani per cercare una soluzione. Allarme condiviso anche a Mosca, se la breve nota giornalistica ricorda i recenti esperimenti nucleari di Pyongyang, la bomba presumibilmente all’idrogeno, e i ripetuti test di missili balistici, gli ultimi dei quali hanno sorvolato il Giappone. Schieramenti diversi, ma preoccupazioni condivise, sembrerebbe, con Mosca che suggerisce a Washington di stare attenti con i ‘giochi di guerra’.