Quelle bombe italiane all’Arabia Saudita

La legge 185, legge di casa, legge italiana, vieta la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Forse quella condotta dall’Arabia Saudita nello Yemen non è una guerra, e il regno dove comanda è diventato campione e garante di diritti umani. O forse capita che qualcuno sia un po’ distratto, visto che l’Europarlamento ha dovuto rinnovare, per la terza volta in due anni, l’invito all’Alto Rappresentante per la politica estera, l’italiana Federica Mogherini, a sollecitare l’embargo sulle armi all’Arabia Saudita per la guerra in Yemen.
A quasi 900 giorni dall’inizio dell’intervento, le agenzie dell’Onu documentano un altissimo numero di vittime, più di 10mila morti fra i civili, tra cui migliaia di bambini. Un rapporto delle Nazioni Unite definisce parte di quelle azioni militari, crimini di guerra.

Vergogne di casa. Nel rapporto delle Nazioni Unite viene documentato anche l’impiego di ordigni italiani per bombardare zone civili in Yemen. Sono le bombe prodotte dall’azienda italiana ‘RWM Italia’, che sono prodotte ed esportate con l’autorizzazione del governo italiano. Sia da parte del governo Renzi, che le ha autorizzate, sia del governo Gentiloni che sta continuando a permettere le spedizioni. Che accade a Roma? Eravate distratti?
Eppure la legge italiana, la già citata 185 del 1990, vieta espressamente l’esportazione di sistemi militari “a paesi in conflitto armato” e, se proprio il governo intende esportare armamenti in zone di guerra, per interessi nazionali assoluti, è obbligato a consultato il Parlamento. Dibattito mai avvenuto, almeno a memoria giornalistica.

Alcuni Paesi dell’Unione europea come la Svezia e l’Olanda hanno deciso di sospendere l’invio di armamenti all’Arabia Saudita. Altri Paesi come la Germania, si sono fatti lo sconto, e hanno sospeso le forniture di sistemi militari ‘che potrebbero essere utilizzati proprio nel conflitto in Yemen’. Come diamine sia possibile non si sa, ma almeno hanno fatto finta di…
Inghilterra, Francia e Italia invece stanno proseguendo con le esportazioni.
Che diamine vuole sto parlamento europeo, oltre a pagare lauti stipendi ad eletto non sempre molto zelanti? L’Italia nel 2016 ha autorizzato l’esportazione di quasi 20 mila bombe aeree per un valore di oltre 411 milioni di euro: è la maggiore esportazione di bombe mai effettuata dall’Italia dal dopoguerra. Quindi i Sauditi sono i bravi e fanno bene a massacrare i cattivi dello Yemen?

Mancano risposte politiche e il dibattito su due mozioni di opposizione in parlamento finirà quasi certamente in un litigio tra i partiti in vista delle elezioni di primavera, con buona pace per i prossimo bambini yemeniti che moriranno per bombe italiane. Giusto ricordare che le norme internazionali e quelle dell’Unione europea non prevedono sanzioni nei confronti di chi viola il Trattato internazionale sull’esportazione di armi o anche la posizione comune dell’Unione europea. E non è certo un caso. Vi è stata una grossa pressione degli stessi Stati per fare in modo che non ci fossero sanzioni. L’unico organo competente a livello internazionale attualmente in grado di definire delle sanzioni è il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, col solito e strangolante potere di veto delle cinque potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Ognuna con qualche cliente da riarmare sempre.

Le analisi di Giorgio Beretta, dell’Osservatorio sulle armi e Rete Italiana per il Disarmo, e i dati di Enrico Piovesana, giornalista esperto di Difesa e cofondatore di MIL€X, Osservatorio sulle spese militari italiane. 2016 raddoppio rispetto al 2015.14,16 miliardi nel 2016 contro 7,9 miliardi nel 2015. Conto sestuplicato rispetto al 2014, cioè 2,6 miliardi. Il Ministero degli Esteri italiano lo propaganda come trionfo del Made in Italy. Oggi l’Italia risulta terza a livello mondiale per numero di clienti e ottava per valore dell’esportazione. Ed il cliente chiave è il Medio Oriente.
A dirci che in Italia la legge vale ancora, anche quella scomoda per le tasche sulla vendita delle armi, la stessa Farnesina, che poi è soltanto l’anello di congiunzione con ben altri contraenti, è sotto inchiesta da parte della Procura di Roma. Inchiesta in corso, ma forse vedremo finire prima la guerra nello Yemen.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro