
Il patto sul nucleare iraniano firmato a Vienna il 2 aprile 2015 da Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania fu considerato uno dei fiori all’occhiello della presidenza Obama, da libri di storia. Ed è anche per questo che è da sempre nel mirino di Trump già dai tempi della candidatura.A due anni di distanza dalla sigla storica, l’accordo sul nucleare iraniano rischia di affrontare una delle prove più dure per la sua sopravvivenza all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Al debutto in Assemblea generale delle Nazioni Unite nella veste di presidente degli Stati Uniti, tema dell’intervento previsto e temuto, le ipotetiche violazioni iraniane dell’accordo sul nucleare. Accuse e suggeritori. Tutto questo alla vigilia dell’incontro tra Donald Trump e il premier israeliano, Benyamin Netanyahu.
Il bilaterale tra i due, si apprende da fonti Usa, si concentrerà proprio sulla questione iraniana e sull’accordo nucleare. È questa del resto la priorità assoluta della delegazione dello Stato ebraico nella 72esima ministeriale Onu. Secondo i media israeliani Netanyahu si accinge a pronunciare un appello diretto al leader supremo iraniano Khamenei durante il discorso di martedì mattina (pomeriggio in Italia) dallo scranno più alto dell’Onu. E perché non ci siano equivoci su toni e pretese lo potrebbe pronunciare in lingua farsi. Il leader dello ‘Stato ebraico’ torna alla carica sui rischi dei programmi nucleari di Teheran e sulle forze armate dell’Iran in Siria. E spinge per avere il pieno sostegno della presidenza Usa.
È la ‘Guida suprema dell’Iran’, l’ayatollah Sayyed Ali Khamenei, a mettere in guardia i rottamatori dell’accordo. «La nazione iraniana manterrà saldamente le sue posizioni onorevoli e dignitose per quanto riguarda l’accordo sul nucleare e reagirà a ogni mossa sbagliata da parte del sistema egemonico».
I rottamatori Usa e la dipendenza da Israele. «Iran-scettici», a partire da Trump per arrivare ai generali Jim Mattis e H. R. McMaster. In resto del mondo a chiedersi se l’amministrazione Usa abbia un piano B in caso di uscita dagli accordi, in mancanza del quale, aderendo alla linea Netanyahu, rischia di trovarsi isolata dai partner europei. L’Intelligence di Israele avrebbe denunciato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Aiea, presunti elementi sospetti in siti del programma nucleare iraniano, ma l’Agenzia non avrebbe fatto verifiche.
Accuse mirate e fonti sospette. Nel 2016, pochi mesi dopo l’entrata in vigore dell’intesa, «un’entità occidentale» (Mossad e dintorni) aveva dato all’Aiea informazioni sui siti del programma nucleare che la Repubblica islamica non avrebbe segnalato e dove sarebbero state condotte attività di ricerca vietate, scrive il quotidiano israeliano Haaretz informato da funzionari israeliani coinvolti nel caso.