Kurdistan referendum, addio Iraq e rischio guerra civile

Ancora pochi giorni e l’Iraq che conoscevamo sarà un ricordo, se ne andrà la parte curda della popolazione e del Paese, a nord, probabile avvio di altra secessione che quasi certamente seguirebbe a sud, della parte arabo sciita. Il 25 settembre alle urne per la secessione, e il mondo teme una nuova guerra civile. Gli Usa premono sul presidente curdo Barzani di fermare la consultazione, ma la possibilità che il Kurdistan possa ripensarci è ormai quasi inesistente.
Il presidente del «Kurdistan regional government», Massoud Barzani, ha indetto il referendum per fare quel pezzo di Iraq uno Stato in piena regola. Il primo Stato curdo al mondo, per un popolo diviso da secoli fra Iraq, Iran, Turchia e Siria. Uno Stato curdo nato in Iraq che farebbe saltare gli equilibri fra le potenze della regione in cui il popolo curdo è presente. Prima tra tutte le Turchia, con 12, 15 milioni di popolazione curda nei suoi confini a sud est dell’Anatolia.

Scarsa opposizione interna, ma timori diffusi nel mondo. Il parlamento iracheno ha chiesto al primo ministro, Haider al Abadi di difendere l’unità dell’Iraq. Come? Ad aumentare la tensione in casa, l’inclusione nella secessione di aree contese, come Kirkuk, con molta popolazione araba e molto petrolio. Allarme Usa: già ad agosto pressioni del segretario di stato Rex Tillerson e della Difesa John Mattis su Barzani per un rinvio del referendum. I vicini Turchia e Iran hanno minacciato apertamente i curdi iracheni. Le condizioni per una nuova guerra con il riutilizzo di milizie sunnite Isis oggi sconfitte, è il timore diffuso.
Ultima possibilità di negoziato, la sola possibilità perché il voto venga rinviato, spostare il referendum al 2018 a patto che il governo di Baghdad dichiari sin da adesso di accettarne il risultato.

Rischi di guerra alle porte, guerra con protagonisti esteri e guerra civile. La regione non è popolata soltanto da curdi. Gli arabi che Saddam Hussein trasferì forzatamente in Kurdistan con l‘obiettivo di ridimensionare il popolo locale sono ancora presenti a migliaia nella regione. I curdi non li faranno votare nel referendum, ma loro si preparano a difendere i loro interessi, innanzitutto quello di rimanere uniti a Baghdad. Assieme a loro ci sono le minoranze turcomanne, gli yazidi che sono stati fra i primi ad essere massacrati dai terroristi dell’Isis. Popoli e territorio. I confini tradizionali del Kurdistan non includevano la città di Kirkuk. Ma la città è stata controllata di fatto dai curdi dopo l’invasione americana ed è stata difesa adesso dalle incursioni dei miliziani dell’Isis. Da 2 anni i peshmerga curdi sono stati le truppe di terra della coalizione americana contro l’Isis.

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