
Fra i religiosi portati in carcere c’è Salman al-Awdah, conosciuto anche in Occidente per la sua famigerata e risibile fatwa contro Topolino, sì, il ben noto personaggio disneyano, bollato come “soldato dei miscredenti”. Altre figure di spicco sono Awad al-Qarni e Ali al-Omary, tutti fautori di una interpretazione rigida dell’islam e della sharia, soprattutto per quanto riguarda le donne e i rapporti con le altre fedi religiose. Il giro di vite verso gli aspetti più caricaturali che realmente minacciosi del Wahhabismo di Stato, l’interpretazione più rigida dell’Islam in vigore nel regno dei Saud, è stato accompagnata da voci, smentite dalla casa regnante, di una imminente abdicazione di Re Salman a favore del figlio. Comunque semplice svolta generazionale perché in quel Paese la democrazia è fumetto, come Topolino.
Il Regno geriatrico
Secondo analisti del Golfo, Mohammed bin Salman, il giovane pretendente al trono, con questi arresti avrebbe tracciato il confine che né i religiosi indipendenti, né gli ulema che si oppongono al suo programma di riforme, possono più oltrepassare. Il principe si è espresso più volte a favore di minimi diritti per le donne, pensate, come la possibilità di guidare un’automobile.
Più credibili le voci fatte filtrare dalla sicurezza saudita secondo cui i religiosi sarebbero stati arrestati per “attività di spionaggio e rapporti con i Fratelli musulmani”, organizzazione considerata terrorista da Riad. L’opposizione in esilio ha chiesto invece una mobilitazione per la preghiera di venerdì contro gli arresti di “dissidenti e oppositori”.
Inciampi principeschi
Mohammed bin Salman, nuovo deus ex machina della linea politica che l’Arabia Saudita. È stata scelta sua la coalizione militare sunnita contro i ribelli sciiti in Yemen, massacro in corso con esiti disastrosi. Ed è sempre per volontà del giovane erede che i sauditi si sono fatti promotori del blocco di nazioni che ha voluto l’isolamento diplomatico del Qatar, colpevole solo di fare affari e non essere nemico dell’Iran. Anche in quel caso, mossa politica fallimentare, con gli stessi Stati Uniti costretti a dire che Doha non è poi così cattiva come gli alleati Sauditi si ostinano e dire. Infine la proposta in via di elaborazione, di sviluppo e soprattutto di finanziamenti, una sorte di improbabile Nato Araba.
Terrorismo di casa e spie
Due attentatori locali arrestati lunedì mentre l’ufficio per la sicurezza nazionale guidato da giovane erede ha anche scoperto un covo di spie straniere a Riad. Una cellula composta da “sauditi e stranieri” che volevano “suscitare sedizione e pregiudicare l’unità nazionale”. Le spie lavoravano “a beneficio di governi stranieri contro la sicurezza del regno e dei suoi interessi”. Di solito questo genere di semantica è usata in riferimento all’Iran, grande nemico politico-regionale e ideologico. E gli Houthi in Yemen che stanno tanti problemi hanno sono sostenuti militarmente da Teheran, che li considera parte della cintura sciita a cavallo del Medio Oriente. E torna il motivo di fondo per cui Riad ha tagliato i ponti con Doha nella partita ancora aperta col Qatar.