
Terremoto anche politico non solo in Corea ma sul mondo. Una scossa di terremoto del 6.3 scuote la Corea del Nord e i timori dei pessimisti diventano realtà: Kim Jong-un ha lanciato un nuovo test atomico, il sesto. Il balzo dei sismografi ha immediatamente fatto scalatore lo stato di allerta militare nel Pacifico. A Seul il presidente pacifista Moon jae-in convoca il Consiglio di sicurezza e l’esercito sudcoreano alza il livello d’allerta predisponendo l’attivazione del “team di risposta” alla minaccia atomica. Dal Giappone il premier Shinzo Abe manda in volo i jet a misurare le possibili radiazioni.
Un secondo terremoto del 4.6 si ripete nello stesso sito, e l’alternativa è tra paura e incubo: un secondo ordigno nucleare, oppure, il crollo del tunnel nel sito di Punggye-ri dove è avvenuta la prima esplosione, col rischio di fuga di radiazioni? Mancano ancora risposte.
La nuova provocazione arriva pochi giorni dopo l’ennesimo lancio balistico di Pyongyang, con un missile che ha sorvolato il Giappone. Da stamane intanto, l’agenzia di stato coreana Kcna accompagna l’annuncio del nuovo test nucleare con foto del leader Kim Jong-un che ispeziona la nuova bomba a idrogeno, avvertendo il mondo sul fatto che il paese potrebbe produrre quante armi nucleari vuole. Tra provocazione e millanteria, le parole di Pyongyang rischiano di aumentare una tensione già alta. Il presidente russo Vladimir Putin ha negli ultimi giorni denunciato la gravita della situazione, mettendo in guardia su come si sia sull’orlo di ”un conflitto su larga scala”.
L’unica cosa che al momento appare certa certa è che questo test ha prodotto l’esplosione più potente di sempre, superiore agli ultimi due test dello scorso anno, probabile risposta alle esercitazioni militari congiunte americane, giapponesi e coreane ancora in corso. La potenza della scossa sismica provocata dalla esplosione fa pensare realmente ad una bomba all’idrogeno. Nel gennaio 2016 la Corea del Nord aveva dichiarato di aver testato con successo una bomba a idrogeno, ma la notizia era stata accolta con scetticismo dagli esperti. Inoltre un mese fa il regime aveva dichiarato di possedere mini ordigni nucleari nei suoi arsenali. L’ultimo test, quello di ottobre 2016, era stato valutato potente almeno quanto due deflagrazioni di Hiroshima. Escalation della follia.
E adesso? Secondo l’esperto Adam Mount del Center for American Progress: «Vogliono farci capire che potrebbero lanciare un attacco termonucleare se vengono attaccati adesso». Se attaccati: perché in fondo Kim teme che Donald Trump possa colpire per primo, con un attacco preventivo. È quello che ritiene anche il presidente del Council of Foreign Relations, citato da Angelo Aquaro su Repubblica: «Testate nucleare, avanzamenti nei missili: vuol dire che gli Usa si stanno avvicinando velocemente a una scelta tra rispondere alle minacce attraverso la deterrenza o un attacco preventivo».