Quanto fascismo agita i manganelli del decoro e della sicurezza?

Premessa doverosa. Gli scontri avvengono quando due gruppi si affrontano più o meno ad armi pari. Quando da una parte ci sono i poliziotti armati e incitati da un funzionario che ha sbagliato (o indovinato con un minimo di anticipo) il periodo storico, e dall’altra ci sono uomini disarmati, donne e bambini, non possiamo parlare di scontri come fanno spesso i giornali.
Le cariche non sono scontri. Le efferatezze feroci della Diaz non furono scontri. I manganelli che spaccano la testa ai disoccupati, agli studenti, agli ambientalisti, a chi protesta contro le ingiustizie non colpiscono nel nome della democrazia e della convivenza civile, ma per proteggere un sistema di ingiustizie e ottusità.

Al rigurgito fascista che sta crescendo nella società impoverita, incattivita, spaventata dagli allarmismi, fa da contraltare la visione securitaria instupidita dei cittadini che, a fronte della disumanizzazione della vita, parlano di decoro e di rispetto della legalità.

Volano manganelli in testa ai poveri, e chi era di sinistra tace, pensa che sia giusto questo Aventino della coscienza, questo perdersi dietro le sciocchezze dei media. Le parole sono tutte farlocche se non innervate dalla verità. E legalità ha senso solo se innervata da giustizia sociale, altrimenti è una delle tante forme di repressione.

Come anni fa notava Tamar Pitch, hanno contrapposto libertà ed uguaglianza. E hanno fatto credere ai cittadini che l’uguaglianza rappresentava un ostacolo, il freno alla crescita. Così con le politiche di disuguaglianza e privatizzazione, di meritocrazia selettiva, hanno portato questo Paese allo sbando dell’etica, con i risultati che vediamo. “Gli ultimi trenta anni hanno contrapposto libertà ed eguaglianza, facendo dell’eguaglianza l’ostacolo all’affermazione individuale, il freno alla crescita, il simbolo dell’invadenza statale e del primato del pubblico, la parola d’ordine dei fannulloni, dei senza merito e degli invidiosi, l’obiettivo e la giustificazione della barbarie comunista. Questa libertà però è soltanto di chi se la può permettere, e negli anni recenti sempre meno persone se la possono permettere”.

E per chi non se la può permettere occorrono medicine di controllo sociale come il decoro, la sicurezza e poi il manganello, vecchio strumento di controllo fascista del forte sul più debole, del ricco sul povero. Di chi possiede diritti su chi non ne ha pur essendo un essere umano.

Sono state svegliate donne e bambini con gli idranti, prese a legnate, disperse le loro povere cose per il decoro? Che cosa è il decoro, che cosa è vivere decorosamente? Una vita ordinata e pulita all’interno delle regole? E chi scrive le regole della disumanità decorosa? I ricchi e i potenti, con i loro camerieri dei giornali e della politica. Quelli che non hanno bisogno di imporsi regole di decoro. Quelli che vivono nello sfarzo e mostrano sui media – sempre attenti a chi comanda – uno stile di vita che esibisce l’assoluta noncuranza verso i limiti imposti a tutti gli altri.

Ha ragione Tamar Pitch. Il ricco esibisce la sua indecenza, il suo non rispetto delle regole, ma impone ai poveri di mostrarsi umili, puliti e invisibili. E impone al ceto medio impoverito e impaurito di ergersi a difensore dell’ingiustizia che permea la società. Perché alla fine di tutto, che i manganelli cadano in testa ai poveri migranti di piazza Indipendenza e ai loro bimbi, o che spacchino la fronte degli operai metalmeccanici che scioperano, si tratta sempre di un’anticamera del fascismo. Di una struttura politico-sociale che ricalca quella che ha partorito il fascismo. E decoro, merito, sicurezza (e treni in orario?) sono le parole d’ordine della nuova destra trasversale che legittimando la paura e la disciplina con ogni mezzo, combatte la battaglia storica e di classe di chi possiede e difende i propri interessi con ogni arma a disposizione e ogni forma di povertà. Perché nessuno alzi la testa e metta in dubbio il valore fondante, in questa democrazia sbilenca, di ingiustizia e ineguaglianza.

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