Terremoto dopo terremoto, l’Italia degli abusi campa

Amatrice un anno dopo 299 vite spezzate

La rabbia dopo la disperazione. La stanchezza per un dramma che non finisce ad un anno esatto dal terremoto che ha spazzato via i paesi dell’Appennino tra Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche. La morte di 299 persone e gli edifici sgretolati da uno scossone di 6 gradi sulla scala Richter.

Le cronache Tv non l’hanno raccontata la rabbia
I dati ufficiali parlano del 9% di macerie raccolte, di poco più di 600 casette provvisorie consegnate su 3.700, del 51% di edifici pubblici inagibili, di 37mila cittadini che usufruiscono del contributo statale per l’affitto e di 6.800 persone ancora alloggiate in albergo.

Storia di 30 anni di sprechi
Il lutto, gli impegni a ricostruire, costi umani ed economici esorbitanti. Gli ultimi tre terremoti, spiega un dossier del Senato, sono già costati 39 miliardi. Dal dopoguerra sono stati spesi 245 miliardi di euro. Spese lievitate e infiltrazioni criminali in una storia che prende l’avvio dal terremoto di Squillace, Calabria, 11 maggio del 1947, settanta anni fa tondi.

Perché in Italia di terremoto si muore

Domanda chiave all’anniversario di Amatrice: perché quei 299 morti, perché la due vittime dell’altro giorno ad Ischia. Tanti, troppi perché senza risposta pratica nella storia delle sciagure del territorio nel nostro Paese. E non possiamo neppure dire che non sapevamo.
L’Agenzia del territorio ha scoperto più di un milione di immobili mai censiti. Corsa ai condoni mascherati.

Cemento e consenso elettorale
Secondo il centro di ricerche Cresme, nel corso del 2016, sono stati costruiti 17mila nuovi immobili fuorilegge (dati ufficiali, basati su sequestri ordinati dalla magistratura). Sempre più spesso accade lungo il mare dove imperterrite sorgono nuove ville, stabilimenti balneari, piscine, resort, campeggi, denuncia Francesco Grignetti su La Stampa. «Vedi il villaggio di migliaia di villette illegali a Torre Mileto, in provincia di Foggia. O l’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone, dove c’è una lottizzazione di 35 ville del tutto abusive. O ancora le case fuorilegge di Ischia. O quelle di Licata, in provincia di Agrigento, che sono costate la poltrona al sindaco Angelo Cambiano, che vive sotto scorta».

Gli edifici «fantasma»
Sei anni fa, nel 2011, gli abusi censiti erano stati 25.800. Tra il 2003 e il 2011 sono state mappate 258 mila case abusive che si aggiungevano alla montagna di manufatti illegali costruiti nei decenni precedenti. Secondo l’Agenzia del Territorio, che ha realizzato la mappatura aerea dell’Italia, ci sono 1,2 milioni di edifici «fantasma». È proprio di questi giorni l’ondata di lettere ai proprietari, 150 mila solo in Piemonte, che sono invitati ad accatastare i fabbricati rurali, pagando una tassa che oscilla tra 172 e 8264 euro.
Problema nel problema, denuncia Legambiente: se un immobile «fantasma» paga le tasse, ed è abusivo, non sarà un primo passo per poi chiedere di sanare la sua posizione anche dal punto di vista urbanistico? Scelta politiche da fare, scelte non fatte.
Le richieste di condono, a cominciare dal 1985, sono state complessivamente 2.040.544. Di queste, ne sono state respinte 27.859 ma ben 844mila sono le pratiche in attesa di risposta.
«Un sacco di voti», commenta malizioso il reporter.

Ecomafie ed ecopolitica
Ultimo Rapporto sulle ecomafie 2017 di Legambiente: «Gli illeciti contestati nel ciclo del cemento nell’ultimo anno sono stati 4426, in media più di 12 al giorno. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ne sono stati contati 1831, circa il 41% sul totale nazionale». Già, perché spesso si perde di vista la mano invisibile della mafia o della camorra dietro la filiera del cemento illegale.
Ecomafia e gli interessi della piccola politica dei clienti.
I sindaci dell’isola di Ischia, nemmeno 12 ore dopo un terremoto si premurano solo di dire che l’abusivismo non c’entra. «E intanto si preparano leggi devastanti un po’ dappertutto», accusa Lagambiente: «La Campania vuole un condono mascherato. La Sardegna discute di ripartire con l’edificazione vicino al mare. Le Marche per favorire la ricostruzione del dopo-terremoto fanno derogare ai vincoli. Anche in Sicilia si discute di una leggina a favore degli abusivi».

Ma anche il Parlamento
In discussione il decreto Falanga che lega le mani ai magistrati, e di fatto rende impossibili le demolizioni perché vietate se c’è un residente. Eppure, è noto che la magistratura (dati 2012) ha ordinato la demolizione di 46.700 edifici e che soltanto un 10% delle ordinanze è stata eseguita.
A Napoli pendono 16.873 provvedimenti esecutivi; eseguiti il 4%.
A Reggio Calabria con 2989 ordini esecutivi e Palermo con 1943, addirittura nessuna demolizione eseguita tra 2000 e 2011.
Nello stesso periodo, con numeri di ordinanze molto inferiori, a Prato c’erano state 876 demolizioni e a Genova 498. Davvero due Italie, anche qui.
Sono quelle stesse demolizioni che a Ischia nel 2010 diedero occasione di tafferugli con la polizia. Nell’isola verde sono 600 gli immobili su cui pende l’abbattimento. Il decreto Falanga legherebbe irrimediabilmente le mani ai magistrati ovunque.

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