Dalla Svizzera a caccia di Assad

Carla Del Ponte, svizzera ticinese, membro dimissionario della Commissione Indipendente d’inchiesta sulla Siria, non molla. Se ne va per dissenso con gli altri colleghi, lei la dura che vorrebbe il presidente siriano Assad condannato per crimini di guerra. ‘Ma se proprio qualcuno insiste torno, ovviamente da presidente del tribunale internazionale’, hanno rivelato i domenicali cantonali Matin Dimanche e SonntagsZeitung.
Campagna stampa intensissima quella della ex procuratrice della Confederazione, ex procuratrice generale del Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia e del genocidio in Ruanda.
Nei giorni scorsi, intervista a Liana Milella di Repubblica al festival del cinema di Locarno, dove è stata la protagonista di un talk sulla giustizia internazionale.

Tendenza al protagonismo personale da sempre. La magistrata che ha collaborato con Giovanni Falcone, trapassato remoto dell’allora giovane procuratrice ticinese, diventa nota a livello internazionale come ‘Chief prosecutor’ che ha portato alla sbarra il presidente serbo Milosevic. Per i suoi critici, il leader serbo incriminato di tutti i drammi jugoslavi e morto innocente, per un atto d’accusa mostro e mal gestito. Ora l’addio ad una struttura Onu arrivata comunque a fine mandato, sperando in meglio. «Le mie dimissioni vogliono anche essere una provocazione. Devono servire a mettere sotto pressione il Consiglio di sicurezza». Se mai si arrivasse all’istituzione di un tribunale internazionale per la Siria, la 70enne ticinese si dice pronta ad assumerne la guida, riporta La Stampa.

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