
La Commissione esteri del Parlamento libico di Tobruk, nell’est del paese, boccia l’accordo siglato da Fayez al Sarraj con l’Italia e parla di ‘aggressione flagrante contro la sovranità libica’. E si appella a Onu, Ue e Unione Africana affinché prendano le misure necessarie a riguardo. Quali? Importante è dire contro, e con durezza. Ad ovest, il Consiglio di Stato di Tripoli è il suo contrario.
Apprezzamento per la collaborazione del Consiglio presidenziale di al Sarraj con l’Italia, ‘Paese amico e fratello’, «Missione per riqualificare le istituzioni di sicurezza della Libia e rafforzare le capacità della Marina e della Guardia Costiera nella lotta contro l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani». Opportunistiche e pubblicitarie, le critiche interne libiche all’accordo con Roma.
Quasi tutto e il suo contrario anche sul fronte soccorsi in mare. Dopo i sospetti di complotto da parte dell’estrema destra sollevati da Famiglia Cristiana. Le Ong chiamate comunque in causa respingono le accuse, e a loro volta accusano la ‘stampa compiacente’ di fare da amplificatore alle ‘rivelazioni’ dei servizi segreti la cui ombra spunta dappertutto, molto probabilmente a sproposito.
Ma intanto, ci siano o no degli infiltrati, e da parte di chi, i criteri di selezione degli equipaggi imbarcati sulle navi delle Ong, si faranno più rigidi e i controlli più costanti, prima e durante la navigazione, anche se viene escluso un rapporto con i servizi di intelligence nazionali. Il rischio- infiltrazione non viene negato e porta direttamente al cuore dell’estrema destra europea.
Silente per lungo tempo, il variegato arcipelago dei gruppi dell’internazionale nera ha deciso di entrare nella partita-migranti in due modi: mettere in mare proprie imbarcazioni per contrastare quelle delle Ong nemiche e facendo infiltrare propri uomini negli equipaggi dei nemici. «Una specie di strategia della tensione del Terzo Millennio», scrive l’UffPost.
Campanello d’allarme il collegamento tra le attività dell’organizzazione di estrema destra Defend Europe contro i migranti e il sequestro della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettett. La società di sicurezza privata Imi Security Service, il gruppo di mercenari che denuncia la nave Iuventa, e il loro socio, Concas, ex ufficiale della marina militare che, a bordo della Nave Nera si fa portavoce della organizzazione di estrema destra europea, ‘Generazione identitaria’
Ora il fronte più avanzato di lotta degli ‘identitari’ è quello delle Ong. Oggi la nave Nera, la ‘C-Star, è arrivata nelle zone di soccorso della Libia per cominciare la fase operativa della missione Defend Europe. Monitoraggio delle Ong, modello ‘Camice brune’ di memoria hitleriana? Al momento, solo spioni, nel senso scolastico della parola: “le nostre attività consisteranno nel documentare l’operato delle Ong e riportare qualunque irregolarità alla Guardia Costiera italiana e libica”. Oltre ad affondare eventuali barconi vuoti, abbandonati dagli scafisti.
Pochi giorni fa il Collettivo che riunisce attivisti di vari paesi della sponda Sud del Mediterraneo, aveva allertato gli attivisti e tutte le parti interessate in Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto, a proposito del probabile arrivo della C-Star per boicottare le provocatorie iniziative della nave.
Ieri si sono registrati i primi contatti con le imbarcazioni delle altre Ong. Ad avvistarla per prima è stata l’Aquarius, l’imbarcazione di Sos Mediterranee e di Medici Senza Frontiere a circa 20 miglia dalle coste libiche. «Vi stiamo osservando, sono finiti i giorni senza che nessuno vi osservi», dice l’operatore radio dalla C-Star. «Grazie per l’informazione», la replica dell’Aquarius. Anche la Golfo Azzurro di Proactiva Open Arms ha incrociato la rotta della C-Star, dopo aver portato a termine il salvataggio di 125 migranti.
A bloccare ieri l’attracco sulle coste tunisine sono state le proteste dei pescatori di Zarzis che hanno accolto l’appello lanciato dal Collettivo dell’Africa del Nord contro “la nave razzista”. Insomma, tensioni su tensioni, in una situazione già di per sé tesa e pericolosa.
L’esatto contrario sulla Iuventa della ong Jugend Rettett. Non l’obiettivo di assistere un’Italia abbandonata dall’Europa nella delicata gestione del fenomeno migratorio. Antistatalismo ideologico di segno opposto con modalità a volte simili. «Ormai le Ong rischiano di cambiare significato», lancia l’allarme Ilvo Diamanti su Repubblica. Non per propria scelta e responsabilità, «Ong è divenuto un suono dagli echi ambigui e inquietanti. Che evoca la “deportazione” e il “riciclaggio” degli immigrati, nel nostro Paese».
I fatti e la percezione dei fatti: la presenza degli stranieri supera di poco l’8% ma, nella percezione degli italiani, va oltre il 26%, registra una ricerca di Nando Pagnoncelli. Gli stranieri nella considerazione generale appaiono – tutti o quasi – in arrivo dall’Africa, mentre le comunità più numerose provengono dai Paesi dell’Est europeo. Anzitutto, dalla Romania e dall’Albania dove le ONG italiane non sono presenti.