Segreti Nato e Turchia filorussa

Sembra la versione baltica del detto popolare sulle corna attribuite dal bue all’asino, preoccupazione polacca sulla affidabilità della ‘Turchia autoritaria’ in casa Nato. Turchia autoritaria discussa dalla Polonia attuale, fa quasi  sorridere, ma qui non si parla più di democrazia, ma di affidabilità militare Nato anti Russa che, dalle parti di Varsavia, è il BauBau che minaccia i bambini cattivi e molti incubi adulti.
«Sempre più disillusa dall’Occidente, l’autoritaria Turchia approfondisce i sui rapporti con la Russia. Ankara ha dichiarato persino di voler acquistare i sistemi S-400 dalla Russia», scrive sulla Gazeta Wyborcza, Robert Stefanitsky. Il giornalista polacco è preoccupato: ritiene che i turchi potrebbero rivelare ai nuovi alleati i segreti della Nato.
«Nell’esercito turco è aumentata l’influenza del partito dei generali che hanno fatto una scommessa su un’alleanza con la Russia. Poco a poco la Turchia sta diventando compromettente per l’alleanza atlantica». Eco anti russo della politica del governo ultraconservatore e bigotto al potere a Varsavia.

Sul fronte opposto: «Taglieremo la testa traditori!», ha promesso il presidente Erdogan durante le manifestazioni per il primo anniversario del fallito colpo di stato. I “traditori” accusati di presunti legami col presunto organizzatore del colpo di stato Fethullah Gulen, sono in attesa del ritorno della pena di morte in Turchia mentre decine di migliaia di funzionari, insegnanti, giornalisti, giudici, ministeriali, ma anche militari, sono stati licenziati, arrestati o minacciati.
Secondo l’analista Metin Gurzan, tra marzo e settembre 2016 il corpo ufficiali delle forze armate turche è stato decimato: meno 8% nel complesso, mentre il numero dei generali ha subito un repulisti del 38%. Cosa grave, secondo Varsavia, che la pulizia ha toccato soprattutto gli ufficiali che hanno lavorato nelle strutture della Nato. Forse perché troppo liberal e laici? Sono state sospese dall’incarico 400 persone e centinaia di altri ufficiali Nato si sono rifiutati di tornare in Turchia, dove li aspetterebbe la prigionia e la tortura.

Il comandante delle forze Nato in Europa, il generale Curtin Scaparotti ha denuncia il deterioramento della capacità operativa dell’alleanza dopo il licenziamento di tanti militari turchi. «Ma non è questo il problema più grande che la Nato ha con questo paese» sottolinea Stefanitsky.
Una settimana fa Erdogan in un’intervista con il Die Zeit non ha voluto rispondere alla domanda su chi avesse più fiducia tra Vladimir Putin o Donald Trump. «Non ci faccia scegliere!» ha detto.
«In queste parole si può riconoscere la strategia di Ankara», è la lettura polacca. Dal confronto tra le due superpotenze rivali, la speranza che alla fine una di queste darà il sostegno ad Erdogan, e alle sue condizioni. Rischioso, con un recente passato di politica estera turca ricco di cantonate, vedi la precedente strategia anti Assad.
Picca e ripicca. «Gli americani non volevano ritirarsi dall’alleanza con i curdi in Siria e hanno rifiutato l’estradizione di Gulen, quindi, Erdogan approfondisce le relazioni con la Russia».

Percorso travagliato quello tra Turchia e Russia, da sempre. Nel 2015 è quasi guerra tra i due Paesi. I caccia turchi abbattono un bombardiere russo in Siria che aveva presumibilmente violato lo spazio aereo turco. Una pugnalata alla schiena dai complici dei terroristi, denunciò allora Putin, ricordando come Ankara in Siria sostenesse i radicali islamici contro le forze di Damasco, sostenute da Mosca. La Turchia, alla fine si è scusata per l’aereo abbattuto. Notizia poco nota: dopo quattro giorni dal fallimento del colpo di stato, i due piloti che hanno abbattuto il Su-24 russo sono stati arrestati. Golpisti? «Perché volevano isolarci nel mondo», disse Melih Gokcek, uno dei falchi nel governo.
«Da qui agli Stati Uniti ci vogliono 10 ore di volo, mentre per Mosca solo due» ha detto in una intervista Erdogan. «Il nostro commercio con gli Stati Uniti è significativamente diminuito. Ogni paese tende alla soddisfazione dei propri interessi nazionali. E la Russia è il nostro più grande fornitore di energia».

Interessi nazionali e problemi militari. Il Ministero della difesa turco sta completando l’acquisto di sistemi d’arma russi S-400. Il valore del contratto arriverebbe a 2,5 miliardi di dollari. In precedenza Ankara aveva valutato l’acquisto di sistemi analoghi da un consorzio italo-francese, per i missili americani Patriot o i cinesi HQ-9. Nel 2013 la decisione a favore di questi ultimi, ma due anni dopo, sotto pressioni della Nato, la Turchia ha rifiutato di missili cinesi.
Varsavia strilla: «Invece di integrare il suo esercito con la Nato, la Turchia inizierà ad integrarlo con la Russia. Non si può sminuire il rischio che la Russia, con la mediazione della Turchia, possa avere accesso ai segreti dell’alleanza».
Nel frattempo però le forze armate turche restano le quarte tra i paesi della Nato, dopo USA, Francia e Regno Unito, e seconde solo agli americani per la partecipazioni nei teatri di guerra, ad esempio in Kosovo col 7% di personale turco, e il 4% in Afghanistan.

Il problema democrazia ritorna sulle questioni militari a Incirlik. Il bene più importante della Nato in Turchia è la base aerea di Incirlik. Ma la Turchia dà controvoglia l’autorizzazione al suo utilizzo per missioni di combattimento. Dopo il colpo di stato è ancora peggio. A Incirlik sarebbe stato individuato un nido dell’organizzazione di Gulen. Sospetti trasversali e paranoia governativa.
Esempio, il fatto che la Turchia blocchi le esercitazioni con i paesi dell’alleanza non graditi da Erdogan: Germania, Austria, Olanda e Danimarca. Questi governi hanno duramente criticato Ankara per le molte azioni autoritarie e non hanno permesso l’organizzazione nei loro paesi di eventi legati al partito di governo del leader turco. Mentre resta aperto da decenni il contenzioso con la Grecia su Cipro.
Perplessità sottilmente avvelenate sulla Turchia nella Nato in lettura polacca. Partita interna alla sempre più incerta Alleanza atlantica ormai espansa su troppi mari del pianeta.

Espulsione o abbandono. Mai nessuna espulsione dalla Nato, finora. Non c’è nessuna procedura, nessun precedente, ma più di tutto l’alleanza -parlando sempre di Turchia- non vuole perdere la testa di ponte tra i teatri di guerra in Medio Oriente e il mar Nero. Il precedente segretario di stato John Kerry aveva minacciato di espellere Ankara per le sue azioni anti-democratiche, ma adesso Erdogan viene ricevuto alla Casa Bianca da Trump.
I membri radicali dal Partito della giustizia e dello sviluppo vorrebbero invece uscire dalla Nato. Uno dei deputati ha definito l’alleanza una «organizzazione terroristica» che minaccia la Turchia, e l’ha accusata pubblicamente di tutti i colpi di stato in Turchia a partire dal 1960.
«La nostra delusione per l’Occidente è una cosa, ma l’uscita dalla NATO è qualcosa di completamente diverso -ha detto Erdogan- Non ci aspettiamo questo. Siamo delusi nel processo di adesione all’UE, ma la NATO è sempre stata più onesta nei nostri confronti rispetto all’Unione Europea».

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