
Fotografie che parlano. La prima stretta di mano. Il primo sorriso. La prima faccia perplessa. Le due testa che si fanno più vicine per non farsi sentire dai fotografi. Dicono che i due uomini si somiglino politicamente. Autoritari che piacciono a destra. Uno che la politica la maltratta perché la ignora, l’altro che di politica si è allattato alla miglior scuola del Kgb. Incontro dispari, ma ognuno scelga il suo campione.
Difficile fare il tifo però, perché di segnali veri che aprano a qualche speranze, se ne sono visti pochi. Salvo il fatto che hanno parlato tanto.
Programmato per poco più di mezz’ora, il vertice nel vertice tra Putin e Trump è durato 2 ore e 16 minuti, facendo ritardare l’incontro del presidente russo col giapponese Shinzo Abe. Conversazione molto lunga perché aveva toccato tante questioni.
Nocciolo politico in casa Usa. Parlando con la stampa, il segretario di Stato Tillerson ha rivelato dell’ovvio interesse di Trump sul tema della presunta ingerenza russa nelle elezioni presidenziali americane del 2016 e che il leader del Cremlino ha negato ogni coinvolgimento.
Si parla di interferenze esterne russe, ma la risposta di Putin, che ovviamente nega, è l’aiutino sperato per la sempre più e rischiosa vicenda Russiagate.
Per fortuna gli sherpa avevano preparato qualcosa di concreto. Un accordo di tregua per un cessate il fuoco nel Sud-ovest della Siria, la zona dei governatorati di Quneitra e Daraa, al confine con la Giordania e il Golan controllato da Israele, tregua che entrerà in vigore domenica 9 luglio, alle ore 12 di Damasco.
Israele ha chiesto a Washington di «tenere fuori iraniani e russi» dalle vicinanze del Golan, una sorta di zona cuscinetto.
Nella zona fra Quneitra e Daraa operano milizie di ribelli moderati ma anche altre alleate dell’Isis e di Al-Qaeda.
Poche notizie invece sull’Ucraina, partita strategica decisiva per la Russia. E gli Usa sembrerebbero intenzionati a tornare protagonisti nella crisi ucraina. Secondo quanto afferma la sempre ben informata agenzia russa Ria Novosti, gli Stati uniti sarebbero intenzionati a fare pressione sul presidente Poroshenko perché -in cambio di sostanziosi investimenti americani nell’agricoltura ucraina- acceleri la regolazione pacifica della crisi del Donbass.
La piattaforma di un accordo secondo Lavrov: «Andremo a creare un canale di comunicazione con i rappresentanti americani per utilizzare ogni risorsa per risolvere la crisi ucraina sulla base degli accordi di Minsk».
Particolare rilievo è stato dato dai due presidenti al tema della sicurezza in Rete: gli Usa e la Russia istituiranno un gruppo di lavoro per raggiungere un accordo quadro sulla cyber sicurezza e sulla non ingerenza. Lavrov ha sottolineato che i presidenti vedono la questione come “sempre più rischiosa anche dal punto di vista della minaccia terroristica”.