Migranti, i NO europei all’Italia e il poco che stiamo ottenendo

Parlando alla Camera due giorni fa, il Ministro degli Interni Minniti si era mostrato ottimista sull’atteggiamento dei paesi europei rispetto alla emergenza migranti. «Oltre 85mila arrivi dall’inizio dell’anno. Un paese serio prende tutte le misure per coniugare salvezza della vita con le esigenze della propria sicurezza», aveva detto Minniti. Una situazione che, secondo il Ministro, non poteva che far convergere sulle proposte italiane l’approvazione della Ue.
Le risposte non sono state quelle sperate. Tramontata quasi subito la ‘provocazione’ sulla chiusura dei porti italiani a navi straniere con migranti soccorsi in mare, nel vertice informale di Parigi si era capito immediatamente che, nonostante l’apparente appoggio di Francia e Germania, le cose non si sarebbero rivelate facili.

Minniti a posteriori: «A Parigi abbiamo avuto una discussione importante, anche molto difficile. Si doveva lavorare per avere una posizione comune tra Francia, Italia e Germania: abbiamo fatto un primo importante passo, ma un primo passo». Bicchiere mezzo pieno, puntando a Tallinn dove i ministri degli Interni europei dovrebbero trovare un’intesa.
In Estonia si è arrivati con la notizia del ritiro dei blindati mandati al confine dall’Austria, propaganda a uso interno, che però dava il segno delle tensioni in corso. La discussione ha mostrato fin dal principio le distanze tra i vari partner europei. Innanzitutto è partita in salita la proposta di Minniti di regionalizzare gli sbarchi, tradotto: l’apertura dei porti sulle coste sud dell’Europa alle navi con i migranti salvati nel mediterraneo.

Al diniego di Francia e Spagna si sono aggiunti a ruota Belgio e Germania. Se le parole hanno un senso, quelle del ministro tedesco Thomas de Maiziere non lasciano dubbi: «Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio». Anche il ministro belga per l’Asilo e politica migratoria Theo Francken ha ribadito il concetto: «Non credo che apriremo i nostri porti».
La sensazione è che Minniti si sia trovato ad una tavola apparecchiata da tempo, almeno a giudicare dalle dichiarazioni del suo omologo estone Sven Milkse il quale si è lasciato andare ad un laconico commento, «non è possibile forzare nessuno».

Probabilmente a questo muro non si è arrivati impreparati, tanto che l’Italia sta tentando un’altra carta che è quella di spostare il dibattito all’interno di Frontex. L’Idea è quella di cambiare, ‘rimodulare’ è il termine tecnico, la missione Triton. La Commissione europea aveva già sposato questa linea di condotta nel suo Action Plan ma la doccia gelata è arrivata puntuale.
Il commissario Ue per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos infatti ha recisamente affermato che: «Triton ha già un mandato ben definito, si tratta di migliorare l’attuazione di quanto già deciso». Schermaglie diplomatiche? Forse, anche perché lo stesso ‘Action Plan’ sarà ancora oggetto di discussione e veti incrociati e le stesse affermazioni di Avramopulos sono state cambiate in un più sfumato. «Il mandato è chiaro, assicuriamoci che l’Italia non rimanga sola».

Se la Germania nega il progetto di regionalizzare la crisi migratoria, dall’altro lato appoggia il piano di Jean Claude Junker di due anni fa: la ricollocazione dei rifugiati riconosciuti in Italia e in Grecia. Su questo c’è ormai da tempo battaglia, sui tavoli di Tallin infatti si scontra la forte opposizione dei cosiddetti “falchi di Visegard” e cioè Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca che vedono come fumo agli occhi la redistribuzione dei migranti.
Unica convergenza europea che pare acquisita è quella sulla ‘esternalizzazione delle frontiere’. Ormai è chiaro che la strategia è quella di ridurre notevolmente i flussi impedendo le partenze. Le ricette sono ormai note da tempo, l’addestramento della Guardia costiere libica, i progetti con paesi del Sahel come Niger e Ciad, gli incentivi a Tunisia e Libia affinché istituiscano proprie zone di search and rescue. La realtà sta dimostrando che al momento non sembrano soluzioni vincenti.

Tags: migranti
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