
Dopo le bombe atomiche i missili intercontinentali. Kim Jong-Un, eccentrico dittatore della Corea del Nord mostra al mondo e, soprattutto agli americani, che con lui si scherza poco. Chi pensava che Kim giocasse al “piccolo fisico nucleare” solo con l’intenzione di fare impallidire (ulteriormente, visto quanto sono già gialli) coreani del sud e giapponesi, si deve ricredere. No, nel mirino di Pyongyang ci sono anche gli odiatissimi “Yankees”, che hanno poco da scialare se contano sulla distanza che separa il misterioso Paese comunista dell’Estremo Oriente dalle coste della California. Continuando di questo passo, Kim sarà presto in grado di rafforzare la vecchia “dottrina del pizzo” che già praticavano il padre e il nonno. “Tu paghi o io ti brucio la saracinesca”.
Nel senso che le bombe atomiche vengono utilizzate come arma di ricatto per ottenere di tutto e di più: benzina, materie prime, dollari a go-go, vagonate di cibo assortito e, persino, carriolate di succulenti “delikatessen”. Insomma, niente di nuovo sotto questo cielo. Solo che adesso Pyongyang alle parole fa seguire i fatti, dimostrando di avere voglia di colpire il più lontano possibile. È sicuro che dopo la notizia dell’altro ieri saranno rizzati i capelli in testa al Presidente Trump e a mezzo Pentagono. Tanto per fare andare di traverso la festa del 4 luglio ai patrioti americani, Kim ha sparato i fuochi d’artificio in anticipo, lanciando un missile balistico Hwasong 14 dall’aeroporto di Panghyon. Sembra proprio che i dati raccolti sulla traiettoria del vettore dimostrino che questa volta i coreani non hanno barato.
Il missile era proprio di quelli “long range”, cioè capace di arrivare lontano. Anzi, lontanissimo. Il missile dei nordcoreani dovrebbe aver superato tranquillamente i 1000 km. Ma il punto non è questo. Giocando sulla traiettoria balistica, i tecnici di Pyongyang hanno in qualche modo “nascosto” la potenzialità del vettore, che è stata però calcolata prima dai giapponesi e poi dagli angosciatissimi specialisti del Pentagono. Secondo gli esperti americani, il missile avrebbe potuto benissimo raggiungere la gittata di 6000 km. Insomma, siamo sulla buona strada (si fa per dire) per profanare il sacro suolo a stelle e strisce e fare un bel botto. Certo, in questa fase Kim potrebbe solo sparare agli orsi polari dell’Alaska. Le Hawaii e la California restano ancora troppo distanti anche se, continuando di questo passo, i capelli in testa torneranno a rizzare quanto prima a tutti i generalissimi a millanta stelle della Casa Bianca.
Lo Hwasong 14 è un missile a combustibile liquidò che sviluppa e migliora le prestazioni dei vettori precedenti. Secondo alcuni analisti dei servizi segreti occidentali, la reale gittata del missile potrebbe arrivare a 10.000 km. In questo caso gli scenari strategici cambierebbero clamorosamente e le preoccupazioni di Trump potrebbero aumentare in misura esponenziale. Certo, le informazioni immediatamente raccolte danno un’immagine in chiaroscuro della reale e potenziale minaccia rappresentata dalla nuova arma sfoderata da Pyongyang. Sembra, infatti, che il missile non possa essere lanciato dagli enormi autocarri di fabbricazione cinese che lo trasportano. Per cui, la procedura di spostamento, messa in posizione e successivo lancio resta ancora molto farraginosa.
Il problema di fondo, però, è che gli ultimi assatanatissimi comunisti del globo terracqueo, fanno progressi ogni giorno che passa e sono già in grado di progettare missili ancora più potenti e, soprattutto, capaci di imbarcare “tecnologie di rientro” dall’atmosfera per sganciare le atomiche con una certa precisione. Se la Casa Bianca sarà conseguente con le dichiarazioni fatte dal Presidente nel gennaio di quest’anno, subito dopo il suo insediamento, allora gli Stati Uniti potrebbero essere indotti ad azzardare qualche attacco preventivo. Non a caso aumentano le prese di posizione americane che lasciano presagire un deterioramento dei precari equilibri su cui si regge la pace nella regione del Nord Pacifico.
Il segretario di Stato, Rex Tillerson ha definito il lancio del missile “una nuova escalation di ricatti” e ha sottolineato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che Washington non accetterà mai una Corea del Nord che rappresenti una minaccia nucleare. Tillerson ha aggiunto, lanciando un avvertimento di sguincio, che ogni Paese che offre e offrirà assistenza tecnica e materiale ai nordcoreani, si porrà automaticamente dal lato delle “rogue nations”, cioè degli stati-canaglia. Dal canto suo, l’agenzia di stampa di Pyongyang “Kcna” ha fatto sapere che il lancio del missile è stato “il regalo di Kim agli americani per la festa del 4 luglio”. Vista la svolta pericolosissima creatasi in Estremo Oriente, ieri è stata convocata d’urgenza una sessione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.