Malta, rocca imprendibile sopratutto dai migranti

Quando Napoleone Bonaparte sbarcò a Malta il 9 giugno 1798 le sue preoccupazioni principali erano rivolte probabilmente al successivo sbarco in Egitto e non al futuro destino della piccola isola, dove dal 1530 governava ancora un ordine cavalleresco risalente alle crociate. L’isola era – e lo è ancora – d’importanza strategica fondamentale in Mediterraneo e Napoleone, che non riusciva a capire l’importanza del controllo dei mari – e fu anche per questo sconfitto dagli inglesi –, la sottovalutò del tutto. Contesa tra il regno di Napoli e la marina britannica, nel 1814 l’isola divenne inglese a tutti gli effetti e da due secoli la sua unicità rappresenta un caso mediterraneo. Ai primi del Novecento parte della popolazione espresse apertamente sentimenti filo-italiani, ma le vicende si complicarono alla fine della Prima Guerra mondiale perché, nel corso di disordini scoppiati per motivi economici causati dalla crisi del dopoguerra, l’esercito inglese sparò sulla folla il 7 giugno 1919.

Nella seconda metà degli anni Trenta, mentre l’Italia fascista parlava di ‘mare nostrum’ e si illudeva con un effimero impero, si tornò a parlare dell’italianità di Malta. Tuttavia, a far cambiare idea i maltesi su una possibile unione con l’Italia non furono gli inglesi questa volta, ma le tonnellate e tonnellate di bombe sganciate da italiani e tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale, senza per altro mai sbarcare. Alla fine della guerra, o meglio all’inizio della Guerra fredda, l’importanza dell’isola fu confermata, come pure il legame l’Inghilterra. Dopo una breve parentesi all’interno del Commonwealth cominciata nel 1964, Malta divenne repubblica, indipendente a tutti gli effetti solo dal 1974. A partire da quegli anni si innescò però una lunga serie di eventi che preoccuparono la comunità internazionale sul destino del crocevia del Mediterraneo il cui controllo sarebbe addirittura potuto passare in mano ai sovietici o peggio ancora alla Libia di Gheddafi.

Era accaduto infatti che nel 1972 il primo ministro Dom Mintoff, consapevole del ‘valore’ della piccola isola e cercando di trarne vantaggio, avesse ottenuto dall’Alleanza atlantica un generoso canone di 14 milioni di sterline all’anno per il mantenimento delle basi navali. Allo scadere dei sette anni previsti, non solo mancò il rinnovo e le basi Nato furono trasferite altrove, ma seguì un accordo con il leader libico per la fornitura di petrolio a prezzo di favore e la presenza di militari libici per addestrare le piccole forze armate maltesi e controllare il traffico aereo, ivi compreso quello dell’aeroporto internazionale di Luqa. Nel frattempo però, a complicare questo spregiudicato rapporto di affari, arrivò la vicenda della scoperta del petrolio sottomarino dei banchi di Medina, zona grossomodo equidistante tra Malta e Libia. La Corte internazionale di giustizia, investita del contenzioso, si pronunciò a favore dell’isola provocando una serie di reazioni da parte libica e di controreazioni italiane, dato che Malta aveva sottoscritto anche un accordo per lo sfruttamento dei giacimenti con l’italiana Eni.

Il picco della crisi si ebbe nell’estate del 1980, con una serie di fatti – taluni drammatici – che sembrano tuttavia connessi tra loro nell’«affare maltese»: nel mese di giugno, dopo la cessazione delle forniture di petrolio libico a Malta, in Italia furono uccisi numerosi oppositori del regime di Gheddafi; il 27 giugno, in un Mediterraneo militarizzato da vari paesi occidentali, si compì il disastro di Ustica, oggi messo in collegamento al Mig libico precipitato sulla Sila; nel mese di agosto si verificarono diversi momenti di tensione tra la marina militare italiana e libica per la presenza di pescherecci o piattaforme petrolifere, mentre Gheddafi sfuggì per poco a un tentativo di colpo di stato. Alla fine dello stesso mese l’aeronautica militare italiana assunse il controllo dello spazio aereo maltese, mentre il governo dell’isola espulse i libici chiamati in precedenza; il 15 settembre fu infine siglato un nuovo accordo tra l’Italia e Malta in cui la prima si impegnava a garantire la neutralità dell’isola. Seguirono altri misteriosi episodi in Mediterraneo, quali i bombardamenti di Tripoli e Bengasi e il dirottamento della nave Achille Lauro, e si continuò tuttavia a parlare di un’origine maltese tra le tante cause dell’instabilità della regione.

Tags: Malta migranti
Condividi:
Altri Articoli
Remocontro