
La richiesta del presidente Trump di lasciar andare l’inchiesta sul generale Flynn presa come una direttiva. Tentativo di insabbiamento, diremmo noi. Questo ha detto ieri l’ex direttore dell’Fbi James Comey alla Commissione Intelligence del Senato.
Trump che abusa del suo potere o Comey che male interpreta una semplice perorazione?
Se il procuratore speciale Robert Mueller si convincerà che Trump ha cercato di ostruire la giustizia nell’inchiesta sul Russiagate, per Trump rischio Nixon.
Due i potenziali reati decisivi: ostruzione della giustizia da parte del presidente e collusione fra la sua campagna elettorale e la Russia contro Hillary Clinton.
Poi le accuse non penali ma politiche: il capo della Casa Bianca ha mentito sulla regioni della cacciata di Comey, e i sospetti sui rapporti con Mosca del ministro della Giustizia Sessions.
Comey ha spiegato che le ragioni per cui Trump lo aveva licenziato il 9 maggio scorso lo avevano confuso, perché «in diverse occasioni mi aveva detto di restare. Forse voleva ottenere qualcosa, in cambio della mia conferma».
«Io non l’ho fatto e l’amministrazione ha scelto di diffamare me, e l’Fbi. Quelle erano bugie pure e semplici».
«Sono stato licenziato per l’inchiesta sulla Russia, perché in qualche modo avrei dovuto cambiarla. È stato il presidente a dirlo, io lo prendo in parola».
Dettaglio politico, Nessun presidente prima di Trump -Comey aveva lavorato con Obama e con Bush- aveva mai chiesto notizie su indagini in corso come ha fatto Trump sul Russiagate.
Alla fine della testimonianza, Comey è stato ascoltato a porte chiuse. Se il Senato riconoscerà gli elementi per configurare il reato di intralcio alla giustizia, il Congresso potrebbe votare l’impeachment per il presidente.
‘Quell’accusa che ha cambiato la storia degli Stati Uniti’, la chiama Gianni Riotta su La Stampa.
‘Dal Watergate di Nixon a Clinton, l’ostacolo alle indagini ha segnato i destini dei presidenti’.
«Obstruction of justice», ogni cosa che influenzi, contrasti, impedisca la legittima amministrazione della giustizia …
Ma di fatto il diritto americano non ha strumenti penali per incriminare un presidente in carica.
«Un presidente gode, durante il mandato, di immunità costituzionale dall’essere rinviato a giudizio o processato penalmente», recita il Dipartimento di Giustizia.
Sola eccezione possibile, l’ «impeachment», incriminazione, con il Senato come giuria e il Chief Justice della Corte Suprema come magistrato.
Nel faccia a faccia tra Comey e il Senato la posta in gioco è dunque l’«obstruction of justice», valuta Riotta, con i democratici persuasi che il presidente abbia cercato di insabbiare l’inchiesta contro l’ex consigliere per la sicurezza Flynn, ricattando Comey con il licenziamento, mentre i repubblicani cercano di ridurre tutto al ‘bullismo’ di Trump, rozzo ma non da ghigliottina.
E chi invoca l’impeachment, in realtà non sa.
Nella storia americana, dal 1776 a oggi, solo due presidenti sono stati ‘impeached’, Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998, entrambi assolti.
«Il presidente Richard Nixon, vecchia volpe, fiutò l’aria pestifera quando la Camera era pronta a rinviarlo al Senato e si dimise, venendo poi graziato dal successore Ford..», puntualizza Riotta. Niente impeachment sul Watergate dunque.
E anche per Trump a Russiagate sarà la politica a cuocere a fuoco lento i protagonisti. Solo dubbio, i tempi di ‘cottura’ per la presidenza Trump, con forti tendenze della stessa al suicidio, politico ovviamente.