
Un uomo armato di martello e due coltelli da cucina, ha aggredito diversi passanti e un poliziotto gridando «questo è per la Siria». Le forze dell’ordine hanno reagito, neutralizzando la minaccia e ferendo l’uomo alle gambe. Il poliziotto aggredito sarebbe rimasto ferito solo lievemente al collo da un colpo di martello, mentre l’aggressore è stato portato via pochi minuti dopo in ambulanza.
Dentro la chiesa sono rimasti bloccati 900 turisti, cui è stato chiesto di sedersi e alzare le mani per consentire alla polizia di verificare la presenza di eventuali complici mimetizzati tra i fedeli. Immagini abbastanza sconvolgenti all’interno della cattedrale francese quelle braccia alzate non per una preghiera. Intanto, all’esterno, le autorità avevano mobilitato la Brigata di pronto intervento per cercare possibili complici nei dintorni.
L’aggressore è Farid Ikken, uno studente dell’Università di Metz, dottorando in giornalismo, con una tesi sui media, in particolare quelli del Nord Africa. All’università affermano che Ikken era giornalista in Algeria. Nato nel 1977 era dal 2014 in Francia. Nella sua abitazione trovato un video con il giuramento all’Isis e il proposito di commettere attentati.
Youssef Zaghba, il terzo uomo della strage del London Bridge, ragazzo dalla doppia cittadinanza, italiana e marocchina, mamma italiana separata che vive a Bologna e il padre in Marocco. Lui è nato a Fez il 26 gennaio del 1995, 22 anni da fantasma. Per l’Intelligence e la Polizia britannica. Eppure l’Aisi, il nostro Servizio interno, lo aveva segnalato nel database europeo Sis, le informazioni di polizia degli Stati Ue.
Il 15 marzo 2016 all’aeroporto di Bologna, Youssef, con un biglietto di sola andata per Istanbul, alla domanda della polizia su cosa va a fare a Istanbul, fa lo sbruffone: “Vado a fare il terrorista”. Youssef non sale sul suo aereo per Istanbul. La polizia scopre che il giovale italo marocchino, la madre italiana separata dal marito vive a Bologna, il padre in Marocco, sta cercando fortuna a Londra e lo segnale ai colleghi.
Ora sappiamo che il padre,Mohammed, marocchino di 55 anni, commerciante, padre di Youssef , a un certo punto inizia a frequentare chierici islamisti radicali che fanno capo alla rete missionaria itinerante dei Tablig Eddawa. E al figlio impone ripetute sedute di “roquiya charaiya”, di lettura e recitazione ad alta voce del Corano.
Lo Stato islamico ha rivendicato come un suo attacco quanto accaduto a Melbourne, in Australia, dove un uomo ha preso in ostaggio una donna nel quartiere di Brighton e ha sparato contro tre agenti prima di essere ucciso. «Soldato dello Stato islamico», rivendica Isis attraverso l’agenzia di stampa Amaq «in risposta agli inviti a prendere di mira gli Stati della coalizione» anti Isis,
Nella sparatoria che è seguita a un negoziato con la polizia sono rimasti feriti tre agenti. Il killer è alla fine stato ucciso, ma prima di morire ha telefonato a un canale televisivo locale affermando di agire «in nome di al Qaida e dell’Isis». «Questo è per lo Stato Islamico, questo è per al Qaida». Appena diffusa la notizia i network jihadisti stavano celebrando l’evento.
Khayre era stato rilasciato sulla parola nel novembre scorso dalla prigione dove era detenuto per provocato incendio e crimini violenti non legati all’estremismo. In un primo momento anche l’attacco di Melbourne non sembrava di matrice terrorista, ma poi l’Isis ha rivendicato l’azione, definendo Khayre «un nostro soldato». Radicalizzazione carceraria.