Mosul, sempre vigilia di liberazione

Mosul come la caduta di Bassora nella vergogna militare e giornalistica della guerra dei Bush a Saddam, o la sconfitta di Isis a Sirte, Libia dell’altro ieri. Gli annunci di vittorie che non arrivano. “I nostri reparti continuano ad avanzare e sono entrati nei quartieri di al-Saha al-Oula, al Zinjili e di al-Shifaa, oltre che nell’Ospedale repubblicano” annuncia il portavoce del Comando congiunto delle operazioni delle forze irachene. E non vuol dire nulla.
Non significa che la battaglia sia ormai conclusa perché sappiamo come, poche centinaia di miliziani isolati e senza più una catena di comando e controllo, hanno opposto una lunga e tenace resistenza.
L’Isis utilizza autobomba, cecchini e kamikaze contro le forze irachene nei quartieri a nord della Città Vecchia, ancora in gran parte controllata dall’Isis.

Disperata resistenza jihadista
I miliziani dello Stato islamico sono stati accusati dal governo iracheno e dalle Nazioni Unite di utilizzare i civili come scudi umani nella battaglia di Mosul, iniziata ad ottobre. Secondo l’Onu ci sarebbero ancora decine di migliaia di civili intrappolati nella Città Vecchia, dove scarseggiano cibo e medicine.
Da ‘Analisi Difesa’ sappiamo che nelle ultime 48 ore i miliziani dell’Isis avrebbero incendiato gli archivi dei principali “ministeri” del Califfato che si trovano nella vecchia cittadella che, assieme ad altri due quartieri di Mosul, non è stata ancora liberata dalle forze irachene.
Lo riferisce la tv satellitare al Arabiya che cita una fonte dell’antiterrorismo iracheno. In diverse immagini pubblicate da France Presse, si vede il cielo di Mosul completamente coperto da enormi colonne di fumo.

Daesh ultimo bunker
”Da questa mattina l’organizzazione terroristica ha cominciato a bruciare gran parte degli archivi dei suoi principali ‘Diwan’ (‘Ministeri’); tra cui al Husba (Polizia religiosa), la Sicurezza; il ministero dei Jund (Difesa), al-Zakat (Finanze) ed altri ancora che si trovano tra le abitazioni civili nella città vecchia” ha detto all’emittente la fonte irachena per il quale “dare fuoco agli archivi è un evidente segno di un grande crollo dell’organizzazione. Il rogo degli archivi e dei documenti da parte dell’Isis ha lo scopo di impedire di scoprire i responsabili dei grandi crimini perpetrati a danno di civili”, ha aggiunto la stessa fonte.
Intento le milizie sciite irachene filo-iraniane, che hanno aggirato Mosul puntando a nord, hanno raggiunto ieri il confine siriano che minacciano di oltrepassare per liberare dall’assedio Deyr az Zor e puntare su Raqqah, capitale dell’Isis, al fianco delle truppe di Damasco.

Dall’Iraq alla Siria
Hadi al Amiri, uno dei leader delle Forze di Mobilitazione Popolare, l’organizzazione irachena che riunisce le varie milizie, per lo più sciite ma anche sunnite e cristiane, ha affermato che i suoi uomini hanno raggiunto il valico frontaliero di Umm Jaris.
L’avanzata delle milizie sciite rischia di provocare la reazione militare degli Stati Uniti che con britannici e giordani sostengono milizie arabe nel sud della Siria nemiche di Assad e dell’Iran
Ieri velivoli americani hanno lanciato nel sud-est della Siria volantini di avvertimento alle milizie filo-iraniane che tentano di avanzare verso i posti di blocco di miliziani arabi filo-Usa.
“Lasciate questo posto di blocco e tornate a quello di Zaza”, si legge nei volantini di cui copie sono state raccolte da gente del posto. Nei giorni scorsi, gli Usa avevano annunciato di aver bombardato milizie filo-governative decine di chilometri dal valico frontaliero di Tanf, tra Siria e Iraq, controllato da milizie filo-Usa.

La corsa al dopoguerra
In territorio siriano a ridosso del confine giordano sono segnalate da tempo forze speciali britanniche, statunitensi e giordane al fianco dei miliziani arabi sunniti. Ed è un segnale, anche se tenuto semi segreto. Le forse armate occidentali che hanno evitato la prima linea sono pronte a gestire la vittoria.
Il 29 maggio il Consiglio Ue ha esteso per un altro anno fino al primo giugno 2018 le sanzioni contro Bashar al Assad ed il regime siriano.
A conferma di come lo Stato Islamico non sembri rappresentare il vero nemico per l’Occidente, commenta ‘Analisi Difesa’.
Le sanzioni includono anche l’embargo sul commercio di petrolio, le restrizioni su alcuni tipi di investimenti, il congelamento del patrimonio della banca centrale siriana detenuto nella Ue, il blocco delle esportazioni di materiali e tecnologie.

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