
Dopo l’orrore e la paura, i dubbi
La polizia di Manchester ha diffuso nuove immagini di Salman Abedi nella notte in cui commise l’attacco. Il 22enne, figlio d’ex rifugiati libici legati a quella che fu l’opposizione islamica a Gheddafi, che lunedì s’è fatto esplodere all’uscita del concerto di Ariana Grande uccidendo 22 persone tra cui 7 bambini e ferendone decine. Ma adesso, a sconvolgere oltre l’orrore del fatto, è ciò che scopriamo qualcuno sapeva ma non ha fatto.
Ora scoprono, ora ci dicono che il fratello minore dell’attentatore di Manchester era membro di una cellula jihadista che stava preparando un attentato contro Martin Kobler, il capo della missione delle Nazioni Unite in Libia.
Secondo i servizi di sicurezza libici inoltre, il fratello minore di Salman Abedi, Hashim, di 20 anni, «avrebbe svolto un ruolo significativo» nella preparazione dell’attentato.
Nel cerchietto rosso Ramadan Alobeidi, il padre di Salman, l’attentatore di Manchester, è con il mufti Sadeq Al Ghariani
La famiglia jihadista. Non solo il fratello minore, ma la vita jihadista di papà Abedi sotto gli occhi degli 007 inglesi. La enigmatica storia di una famiglia di cui è stato persino a sino ad oggi storpiato il cognome. Che è Alobeidi e non Abedi. E non è poca cosa nel dare la caccia ad un ricercato. Un ‘dattaglio’ che ha certo meno agevole l’identificazione di Ramadan, il padre del “martire” Salman, che, a Tripoli, -scrive Carlo Bonini su Repubblica- conoscono anche i sassi.
«Un uomo dalla storia politicamente molto sensibile. Per le sue implicazioni con il governo di Londra e la sua politica estera in Libia. E per quelle, indirette, con la sicurezza nazionale Usa».
Cosa vuol dire Bonini? Vuol dire ciò che in parte si era già capito: che la plateale lita tra servizi nsegreti Usa e britannici non era solo una questione di segreti svelati alla stampa.
E che forse, questa volta, a farci una figuraccia non sono le ormai screditatissime 17 agenzia di spionaggio Usa, ma i tanto/troppo decantati 007 al servizio di Sua Maestà.
La Little Tripoli di Manchester
Caccia ad un secondo uomo, ad un altro attentatore libero, forse lo stesso artificiere, con altro esplosivo con cui fare strage. Per arrivare a questo secondo uomo, gli investigatori continuano a interrogare gli arrestati, ormai considerati parte di una vera e propria cellula. Sarebbero soprattutto i maschi di due famiglie della ‘Moss Side’, la «Little Tripoli» a Sud di Manchester.
Gli Alobeidi, appunto (Ramadan, padre di Salman e i suoi fratelli Ismail e Hashem) e i Forjani (padre e due figli). Un circolo ristretto e certamente particolare, -altra scoperta recente ma basata su elementi noti ma trascurati- visto che i quattro ragazzi hanno dimostrato un’educazione militare di tutto rispetto. Da quando, bambini, hanno seguito i padri, i cosiddetti ‘Manchester Fighters’ nel loro ritorno in Libia per dare la spallata definitiva al regime di Gheddafi.
Ricordare Cameron e Sarkozy e il pasticcio che hanno regalato al mondo?
Gli Alobeidi combattenti
Chi è davvero Ramadan Alobeidi? Lo conoscono anche l’antiterrorismo italiano. 52 anni, natali tripolini e appartenenza alla tribù degli Al Obeidi, di cui porta il cognome e che ha origini nella Libia orientale, nell’area di Al Gubbah. Ramadan nasce e vive da uomo d’armi, dettagli sempre da Carlo Bonini. Nella Jamahiriya di Muhammar Gheddafi, è un sergente maggiore dell’esercito regolare, di rigida osservanza religiosa e ideologicamente affine ai gruppi islamisti che coltivano la silenziosa opposizione al regime.
«Nel 1991, lascia la Libia con la sua famiglia e trova riparo in Arabia Saudita, dove addestra i mujaheddin che combattono in Afghanistan contro il governo di Najibullah che i sovietici hanno lasciato alle loro spalle dopo aver abbandonato Kabul. E’ un’esperienza cruciale nella vita di Ramadan. Se è vero che, nel 1992, dopo l’ingresso dei mujaheddin nella capitale afgana, lui si trasferisce in Inghilterra (a Londra prima, a Manchester, poi) per unirsi alle fila della diaspora islamista libica raccolta nel “Libyan Islamic Fighting Group”».
Altro terrorismo ancora
Abu Anas Al Libi, la mente delle stragi di Al Qaeda nelle ambasciate Usa di Kenya e Tanzania del 1998 viveva a sua volta a Manchester. E’ in questo contesto che Ramadan Alobeidi allaccia legami con Abdelhakim Belhahj, ex mujaheddin in Afghanistan e vicino a Osama Bin Laden. Con lui nel 2008 rientra in Libia a prendere parte alla guerra civile.
Dattagli nella cronaca di Bonini, Ramadan Alobeidi e la sua amicizia col gran Muftì Sadeq Al Ghariani, guida spirituale riconosciuta delle milizie islamiste radicali. Nel 2014, ci raccontano, partecipa all’operazione con cui le milizie islamiste riconquistano l’aeroporto internazionale di Tripoli. E veniamo a sapere che Salman, il figlio futuro attentatore suicida, arrivato da Manchester per combattere con la famiglia, viene ferito e sarà curato in Turchia.
Fonti libiche gli attribuiscono un ruolo anche nella “Bengasi Defence Brigade”, l’unità che l’11 settembre del 2012, a Bengasi, partecipò all’assalto all’ambasciata americana a Bengasi durante il quale sarebbe morto l’ambasciatore Usa Chris Stevens. Ecco perché lo spionaggio Usa sapeva tanto sulla famiglia Alobeidi.
Uno sporco gioco di spie e tradimenti
Possibile immaginare che il governo e l’Intelligence di sua Maestà non abbiano mai avuto a che fare con Ramadan Alobeidi, magari come utile informatore ed esponente di quell’area islamista su cui la diplomazia inglese aveva scommesso le sue carte nel post-Gheddafi? Le singolari circostanze del suo arresto e di quello di suo figlio a Tripoli. «Più simili a una consegna che alla cattura di due latitanti. E, guarda caso, avvenuta per mano della “Rada Force”, la milizia di “deterrenza” di matrice islamista alle dipendenze del governo di Tripoli. Per giunta, come documentato ieri da Repubblica, mentre atterrava a Misurata un “volo coperto” delle forze speciali Usa».
Qualcosa su tanti/troppi retroscena lascia trapelare la politica britannica alla vigilia elettorale. Theresa May, poco signora, cerca di farne «un’arma di campagna elettorale», contro Jeremy Corbyn che ha puntato il dito contro la politica interventista britannica e occidentale. E le numerose testimonianze dei legami qaedisti in Libia della famiglia Alobeidi qualche interrogativo cominciano a giustificarlo. Sulle falle di sorveglianza e d’intelligence dell’MI5, e sulle sulle coperture politiche accordate al padre di Salman, Ramadan.