G-Zero a Taormina

G-Zero a indicare un nuovo disordine politico, una definizione inventata dagli ‘scienziati politici’ Ian Bremmer e David F. Gordon. Con tanto di testo guida, ‘Every Nation for Self’. Ogni Paese per se, ed è esattamente ciò che sta accadendo, ciò che è accaduto al G-7 di Taormina, forse l’ultimo nella storia dei tentativi di governare lo sviluppo del mondo.

L’ultimo G-7?
Il vertice di Taormina che si è chiuso è stato sollecito solo a respingere la barbarie del terrorismo dell’Isis, ed è decisione costretta più che pensata. Allarme condiviso anche sul problema immigrazione, ma con proposte di soluzione quantomeno inadeguate alla dimensione del fenomeno.
Sul commercio qualche accordo, ma da contrattate a bottega, Stato con Stato, e per il clima, ‘chi se ne frega’, dice Trump.
Un G7 paradossalmente tenuto unito solo da questa scia di sangue del qaedismo e dello jihadismo dello Stato islamico alle corde a Raqqa e Mosul, osserva Tommaso Di Francesco su il manifesto.
Dunque G-Zero pare essere davvero l’attuale ordine internazionale.

America in ritirata, mondo instabile
Anche Antonello Guerrera su Repubblica propone Ian Bremmer, l’analista politico americano fondatore del Eurasia Group. Col suo G-Zero a descrivere un nuovo disordine geopolitico in cui l’Occidente perde sempre più influenza, vertici ristretti come il G7 assumono una rappresentanza insignificante.
«Al G7 partecipano sette Paesi che contano sempre meno. Con l’economia capitalista e la globalizzazione, era imminente l’emersione della potenza economica e geopolitica della Cina, lo smarrimento dell’Europa, il peso crescente della Russia, l’implosione del Medio Oriente, una riluttanza sempre più marcata degli Stati Uniti verso il resto del mondo, soprattutto per i valori che un tempo trasmetteva».
Mentre, aggiungiamo noi, le organizzazioni internazionali come Onu e Nato sono sempre meno decisive e nessuno degli altri protagonisti globali riesce colmare il vuoto lasciato.

Trump e i populismi
«Il mondo G-Zero è un processo economico e politico irreversibile, con o senza Trump. Ma lui ha segnato la fine della ‘Pax americana’. Gli Stati Uniti restano interventisti ma con un orizzonte dei propri interessi nazionali molto più ristretto. L’America è sempre più ‘unilateralista’, che poi è l’essenza del concetto di G-Zero».
Spazio soltanto ad accordi labili, e di scontato interesse condiviso, salvo inganni, vedi la rilettura della Nato schierata contro Isis. Di fatto, quando Trump chiede alla Nato di unirsi alla coalizione contro l’Isis è un altro modo per costringere gli alleati a mettere più soldi. Lo vedremo presto con nuove richieste Usa di intervento in Afghanistan.
Poi Stoltenberg prova a metterci una pezza e dice che la Nato può partecipare solo in un ruolo non militare. Che per una organizzazione militare vuol dire solo soldi o niente.

Il nuovo ‘ordine globale’
Nessuno oggi nel mondo, sembra voler prendere il carico del ‘nuovo ordine globale’, scrive Ian Bremmer, e decidere i compromessi necessari è difficile quando i paesi sviluppati iniziano a concentrarsi sui loro problemi interni.
E se, come sta accadendo, organizzazioni internazionali come Onu e Nato perdono sempre più peso e rispetto, l’instabilità si espanderà, ‘soprattutto in economia e sicurezza’, prevede Bremmer.
In questo schema: 1) I governi, schiacciati dalle pressioni domestiche dell’opinione pubblica, si dedicano sempre meno a politiche globali. 2) L’Occidente ha istituzioni e anticorpi per resistere ai populismi, i Paesi in via di sviluppo no. 3) Questo scatenerà tensioni anche nei Paesi emergenti.
Gran finale: «Se nel 2008 c’è stata la recessione economica, dal 2017 ci aspetta la recessione geopolitica».

Tags: G7
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