Mosul liberata, l’eterno rinvio. Cosa ci nascondono

Tregua non dichiarata, pausa nei combattimenti, “offensiva sospesa per non provocare alte vittime tra i civili utilizzati come scudi dai miliziani dello Stato Islamico nella Città Vecchia”, secondo le dichiarazioni ufficiali del governo iracheno. In realtà, pausa per le difficoltà dell’esercito di Baghdad a sostenere la sanguinosa offensiva nei quartieri occidentali della città.
Secondo dati resi noti la scorsa settimana dall’Onu, circa 500.000 persone restano intrappolate a Mosul ovest, di cui 400.000 nella parte vecchia della città, la più densamente popolata, fatta di antichi edifici e vicoli. I civili soffrono, oltre che per i combattimenti e i bombardamenti, anche per la mancanza di cibo, acqua e medicinali.

In realtà, come era già accaduto alla fine del 2016, le perdite troppo elevate hanno costretto le truppe irachene, esercito e Polizia Federale, a sospendere l’offensiva in attesa di rimpiazzi affidabili addestrati dai consiglieri militari statunitensi e della Coalizione.
Il contributo alleato all’offensiva su Mosul non è limitato ai raid aerei e all’addestramento delle forze di Baghdad ma artiglieria americana e francese coopera strettamente con le truppe irachene mentre alcune forze speciali franco-anglo-americane sembrano coinvolte in prima linea nei combattimenti.

L’11 maggio il capo di stato maggiore dell’esercito iracheno, il generale Othman al-Ghanimi, ha dichiarato alla Bbc che Mosul sarà completamente strappata ad Isis al massimo entro due settimane, cioè, prima del 26 maggio quando inizierà il Ramadan. Promessa avventata, difficile da mantenere.
Nell’ultima settimana, spiega Analisi Difesa, l’esercito ha strappato allo Stato islamico 30 chilometri quadrati a nord-ovest del centro e solo il 10 per cento della città rimane nelle mani dell’Isis. Ma è la parte più difficile da prendere. Cinque i quartieri ancora controllati dall’Isis: quelli di Najjar, Rifai, Naft, quello del 17 luglio e la Città Vecchia.

Le previsioni irachene più realistiche contano di completare la liberazione di Mosul non prima della fine di giugno. Allo Stato Islamico resta ancora il controllo di aree estese in Siria Orientale ma di meno del 7 per cento del territorio iracheno dove le milizie paramilitari sciite Al-Hashd al-Shaabi stanno avanzando nella regione di al-Qayrawan e a Baaj per eliminare la presenza dello Stato Islamico a ovest di Mosul e di Tal Afar.
Fonti interne all’Isis avrebbero confermato che l’esercito del Califfato sta perdendo molti suoi effettivi sopratutto in seguito all’offensiva di terra da parte delle forze ribelli curdo-arabe delle Syrian Democratic Forces nella provincia di Raqqah e nella città di Tabqa, dove sarebbe dispiegata la gran parte dei foreign fighters.

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