Quei virus che non sono armi ma fanno la guerra

Quando ipotetici virus di armi batteriologiche si temeva potessero annientare la popolazione di interi continenti. E quendo, negli incubi da Guerra Fredda nelle fasi più calde, si temeva che qualche virus micidiale sfuggisse dai laboratori nei quali si mettevano a punto armi batteriologiche o potesse mutare e non rispondere ai vaccini preparati da chi lo aveva creato. Verità o fantascienza che fosse, quelle erano sino all’altro ieri le minacce note da virus.
Incubo che ancora oggi non può certo dirsi del tutto scongiurato, ammonisce Giandomenico Gaiani, di Analisi Difesa su Il mattino. Perché le biotecnologie sono oggi in possesso di molti Paesi e possono essere utilizzate anche da gruppi terroristici, ammonisce, ma soprattutto perché è ormai diventata realtà quotidiana la minaccia cyber.

Il virus WannaCry, che nelle scorse ore ha colpito un centinaio di Paesi in tutto il mondo, è la fotografia più vicina a quel virus che si temeva potesse sfuggisse dai laboratori nei quali si mettevano a punto armi batteriologiche. Catastrofe potenziale fuori controllo che va oltre l’azione di di hacker emersi negli ultimi anni, alcuni gestiti direttamente o meno da Stati per colpire nemici, rivali o competitor commerciali.
WannaCry sembra essere uno dei super virus sottratti lo scorso anno dagli hacker del gruppo noto come Shadow Brokers niente meno che alla National Security Agency statunitense, l’agenzia di intelligence probabilmente meglio equipaggiata al mondo in termini di cyberwar con armi informatiche. Guerra difensiva contro gli attacchi hacker e offensiva, vedi WannaCry, studiata per colpire le reti militari o infrastrutturali dell’avversario.

Gaiani ci ricorda il virus ‘Stuxnet’, messo a punto a quanto pare dalla NSA insieme ai colleghi israeliani, che nel 2010 paralizzò il programma che gestiva le centrifughe utilizzate dall’Iran per l’arricchimento dell’uranio determinando un ritardo di alcuni anni nello sviluppo de programma atomico di Teheran. Il virus imperversò anche fuori dai confini iraniani e per un po’ andò fuori controllo ma, da quanto emerso, venne neutralizzato dal “vaccino” messo a punto dai suoi ideatori.
La stessa cosa è probabilmente accaduta con WannaCry anche se è stato reso noto che a sconfiggerlo è stato l’intuito di un hacker giovanissimo, appena 22 anni, che quasi per caso avrebbe trovato la vulnerabilità del virus attivandone “l’interruttore” che lo ha fermato.
Molto troppo simile ad una favola alla Harry Potter, viene da sospettare con malizia. O il ragazzino hacker che nel film War Games del 1983 scongiura una guerra nucleare sfidando il super computer che gestisce la difesa del Nord America.

Il buono contro il cattivo, con il buono che vince sempre. Ma è davvero così? È possibile che quei folli alla Nsa che avavano creato il virus ‘mostro’, accortisi del furto, non avessero creato loro un anti virus in grado di fermare la loro creatura malvagia? Ed ecco che la storia del ragazzo genio
Ma WannaCry conferma anche la precarietà assoluta di certi ‘cyber-arsenali’ e la inadeguatezza della difesa. Il ministro degli interni britannico Amber Rudd ammetteva l’incapacità non solo di fermare il virus, ma addirittura di stabilire l’origine dell’attacco. E la Gran Bretagna è il paese occidentale che investe molte risorse in questo settore, seconda solo a Stati Uniti e Israele.
Si ripete, in forma diversa, quanto accaduto nel dopo Guerra Fredda quando, superati gli schieramenti di amici/nemici per appartenenza ideologica, gli avversari si definivano per interessi contrapposti e molto spesso variabili.
E l’Itali? A pensare al tentativo di inserire l’amico d’infanzia dell’allora presidente del consiglio Renzi alle cyber intelligence italiana, oggi fa sorridere o arrabbiare. Qualcosa accede a livello Unione europea e Nato. L’alleanza militare prevede di spendere 3 miliardi di euro entro il 2020 solo per proteggere le comunicazioni satellitari dagli attacchi cyber.
Il governo con la Legge di Stabilità ha stanziato 150 milioni per la cyber-defense ma non è ancora chiaro quali programmi verranno finanziati.
Battuta feroce che circola nel mondo della cyber-sicurezza. L’Italia che conta sul cyber-culo.

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