
Raffica elettorale planetaria, dopo la Francia, l’Iran. Il 19 maggio, tra due venerdì, gli iraniani saranno chiamati alle urne per un’elezione presidenziale la cui importanza è enorme tanto per la Repubblica islamica che per il Medio Oriente e il mondo intero.
E per quel poco che ne sappiamo in occidente, le previsioni di dicono di una riconferma del presidente uscente Hassan Rohani. Salvo incidenti, e vedremo il perché.
Eletto tra grandi consensi nel 2013, dopo il buio isolazionista e aggressivo di Ahmadinejad, Rohani aveva promesso agli elettori che avrebbe raggiunto un accordo con le grandi potenze sul programma nucleare iraniano ottenendo la cancellazione delle sanzioni economiche che asfissiavano il suo paese, e ha ha mantenuto la parola.
L’accordo è stato raggiunto, e gran parte delle sanzioni è stata cancellata, nonostante le intemperanze di Trump, che ancora ci prova a far saltare’ tutto. Comunque, successo e rielezione garantite per Rohani?
Manco per ridere, scrive Bernard Guetta su France Inter. “Dall’apertura della campagna elettorale, tre settimane fa, Rohani si scontra con un violento tiro al bersaglio ingaggiato dalle correnti più conservatrici del regime”.
E qui si arriva allo strapotere clericale nella teocrazia iraniana.
I mezzi d’informazione ultra controllati, lo stanno massacrando. I suoi avversari conservatori lo prendono di mira nei dibattiti televisivi e, fatto estremamente inquietante per lui, la guida suprema Ali Khamenei non perde occasione per criticarlo su tutto.
E cose simili, in Iran, non accadono mai a caso, e non sono questione di poco conto. Interpretazione di Guetta “La mobilitazione dei conservatori nasconde un segreto di Pulcinella: Khamenei è malato”.
Parliamo dell’Āyatollāh Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, ‘Guida Suprema dell’Iran’, massimo esponente nazionale del clero sciita, successore del padre della teocrazia iraniana Ruhollak Khomeini. La ‘guida’ è di fatto di un apparato clericale le cui istituzioni hanno la precedenza sulle istituzioni repubblicane democraticamente elette, la presidenza e il parlamento. Controlla le forze armate, la polizia, la giustizia, i mezzi d’informazione e i guardiani della rivoluzione, l’esercito del regime, uno stato nello stato.
Ancora Guetta: “Contro ‘la guida’ nessuno può niente, e senza l’appoggio di Khamenei non si può fare molto e soprattutto non si può essere sicuri che queste elezioni non saranno truccate, come è accaduto spesso nella storia di questa teocrazia”.
La mobilitazione dei conservatori e della ‘Guida’ a nascondere il fatto che Khamenei è gravemente malato. Il problema della sua sostituzione/successione che potrebbe porsi durante i quattro anni del prossimo mandato presidenziale, probabilmente Rohani quindi, e la costituzione conferisce al presidente della repubblica un ruolo fondamentale nel processo di successione.
I conservatori e la guida non vogliono che Rohani sia ai comandi dello stato in un momento così decisivo.
Rohani visto come il nemico interno che continuerebbe inoltre ad aprire le porte dell’Iran agli investitori stranieri e a integrare l’Iran e la sua economia con il resto del mondo finendo per emarginare definitivamente i conservatori. Per i conservatori autodifesa e nuovo isolamento puntando ad un forte riavvicinamento tra Iran e Russia.
Partita talmente cruenta da spingere Rohani, l’8 maggio, ad accusare i conservatori di “esecuzioni capitali e incarcerazioni per 38 anni”, dalla nascita della teocrazia. Rottura totale e partita mortale. O per la teocrazia, o per Rohani