
Tanto bellicismo almeno formale viene esibito nella Corea del nord, quanto pacifismo convinto e militante straripa della Corea del Sud che in troppi vogliono bersaglio. Soprattutto quando si contesta l’affrettato e non richiesto schieramento di missili americani con la scusa dei missili coreani, missili e antimissile che fanno di Seul sempre un bersaglio predestinato.
La frettolosa installazione del Thaad, il sistema anti missilistico voluta da Trump, e di fatto imposto a un paese senza guida politica a causa dell’impeachment e successiva destituzione della presidente Park e la convocazione di nuove elezioni.
E alla fine, la prova di forza americana, da post guerra fredda sul 38° parallelo, ha fatto il gioco proprio dei pacifisti.
Elezioni storiche, le definiscono in molti. A partire dalla vicenda di Park Geun-hye, la figlia del dittatore Park Chung-hee, diventata lei stessa presidente, la prima inquilina della ‘Casa blu’, ormai simbolo di corruzione e immoralità, a subire un impeachment dal parlamento, e finire in prigione. E per la prima volta la corsa presidenziale non vede un candidato conservatore forte e dato per favorito.
Questa volta, dato in testa a tutti i sondaggi con il 40%, è il candidato dei democratici, Moon Jae-in. Il suo principale rivale Ahn Cheol-soo, pure lui con un profilo progressista, è dato al 30% e ha provato a spostarsi a destra per riuscire a conquistare proprio i conservatori delusi.
Moon Jae-in, luna il suo nome in inglese, e il candidato promette la luna: un presidente anticorruzione, la pace con la Corea del Nord, il rilancio dell’economia che cancelli il divario economico sempre più largo nel Paese. Con buona pace delle spinte dell’alleato-padrone Usa, che non solo mette i suoi missili al confine con la Cina, ma vuole anche andare a ridiscutere sull’import export con la Corea del Sud che troppo vende e poco compra dagli Stati Uniti.
Le elezioni arrivano dopo due mesi di protesta di popolo che ha portato per quasi duecento giorni in piazza fino a due milioni di persone: tutti a chiedere l’abbandono della presidente che in combutta con la sua amica sciamana è ora considerata l’apice di quel sistema di corruzione che ha portato tra gli altri in carcere anche il padrone di Samsung Lee Jay-yong.
Il 64enne Moon è adesso l’uomo della speranza, figlio di profughi di quella che oggi è Corea del Nord. Secondo la sua autobiografia, giunto al Sud vive un’infanzia segnata dalla povertà. La sua famiglia lo sostiene e riesce a mandarlo all’università: Moon viene arrestato una prima volta proprio durante le proteste contro l’allora dittatore Park, padre della presidente che secondo i sondaggi Moon sostituirà alla guida del paese.
Poi diventa avvocato, si occupa di diritti civili, delle tante vittime della repressione del regime del Sud. Poi quando il suo vecchio amico Roh diventa presidente lui ne diventa principale consigliere.
Ci aveva già provato quattro anni fa, Moon, ma la sfida con Park, la figlia del dittatore, fu persa di un soffio, con forti sospetti di brogli.